Di Maio su Bucha: «Basta ricatti russi sul gas. Conte sulle spese militari? Da parte sua nessuna voglia di innescare crisi di governo»
Quanto accaduto a Bucha, la piccola città alle porte di Kiev a lungo occupata dalle forze russe, dove sono stati trovati i corpi di almeno 410 civili morti, «sta scatenando un’ondata di indignazione che porterà l’Unione Europea ad altre sanzioni» contro la Russia. È quanto dichiarato dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, durante la trasmissione Che Tempo Che Fa. «Già nei primi giorni della prossima settimana a Bruxelles i Paesi membri della Nato discuteranno del quinto pacchetto di sanzioni alla Russia – ha proseguito Di Maio -. E poi, il lunedì successivo i ministri degli Esteri potrebbero approvare la prima parte di questo pacchetto». D’altronde, secondo il titolare della Farnesina «non bisogna illudersi»: «Non si abbasserà l’intensità del conflitto: i carri armati che stanno andando via da Kiev stanno andando verso Est e lì, purtroppo, il conflitto si intensificherà».
April 3, 2022
Quanto alla questione delle forniture energetiche, e in particolare di gas, Di Maio ha dichiarato che «non si esclude che nelle prossime ore ci possa essere un dibattito sul tema dell’import di idrocarburi dalla Russia», nel tentativo di perseguire l’obiettivo della diversificazione delle fonti energetiche presentato dal premier Mario Draghi e che nel caso dell’Italia riguarda il potenziamento delle partnership energetiche con altri Paesi», tra cui l’Azerbaigian, l’Algeria, il Congo e il Mozambico, ed «è uno dei tasselli fondamentali per riuscire a renderci indipendenti dai ricatti della Russia sul gas». Il ministro degli Esteri ha poi rivolto un appello ai 160 connazionali ancora in Ucraina, sollecitandoli ad abbandonare il Paese «il prima possibile». Inoltre, secondo il titolare della Farnesina il possibile viaggio di Papa Francesco a Kiev, «sarebbe importantissimo e ci aiuterebbe ad alimentare la speranza di una soluzione diplomatica di pace alla quale l’Italia continuerà a lavorare».
April 3, 2022
Sul fronte degli interni, dopo la settimana di durissimo scontro tra l’esecutivo (e in particolare il premier Draghi) e il leader del M5s, Giuseppe Conte, sul Decreto Ucraina, ma soprattutto sul tema dell’aumento del 2 per cento del Pil da destinare alle spese militari per la Difesa, Di Maio ha voluto precisare che «Conte non ha mai messo in discussione gli impegni internazionali né la prosecuzione del Governo, tanto più in un momento di crisi così delicato: per il bene del Paese troviamo sempre un accordo e anche questa volta abbiamo trovato un accordo di maggioranza». E scendendo ancor più nel dettaglio, trattandosi anche di una questione divisiva all’interno del Movimento 5 Stelle, Di Maio ha voluto chiarire che da parte dei pentastellati «è stata avanzata una proposta sulla gradualità delle spese militari e rispetto a questa proposta di gradualità c’è un accordo nella maggioranza di governo», che si è tradotto nello slittamento della data del raggiungimento dell’obiettivo dal 2024 al 2028, dopo l’intervento di mediazione del ministro della Difesa Guerini. «A mio parere – ha chiosato il ministro degli Esteri – è una questione superata positivamente con un accordo di maggioranza che ci consente di rispettare tutte le sensibilità al nostro interno come governo e come forza politica».
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