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Bucha, la ricercatrice Nona Mikhelidze: «Satelliti, testimonianze, intelligence: ecco perché sappiamo già delle torture in altre città» – L’intervista

05 Aprile 2022 - 18:24 Sara Menafra
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«Entro due giorni sapremo meglio cosa è accaduto a nord, ma anche al sud potrebbe essere peggio di quel che sembra: a Cherson alcuni report stimano 400 sparizioni»: l'analisi di Mikhelidze, ricercatrice dell'Istituto affari internazionali

«Sapremo tutto entro due giorni. E credo che se le autorità ucraine già dicono che ci sono state atrocità peggiori di quelle di Bucha in altre città è perché hanno prove che controlleranno ulteriormente una volta entrati nelle città abbandonate dai russi». Nona Mikhelidze, ricercatrice dell’Istituto affari internazionali ed esperta di “spazio post sovietico”, si dice convinta che le dichiarazioni provenienti da varie autorità ucraine sulle torture di civili in altre città oltre a Bucha saranno presto confermate dalle immagini sul campo. Non solo: «Secondo alcuni report, anche in città dove apparentemente le manifestazioni sono tollerate, come Cherson, sarebbero sparite centinaia di persone».

Dottoressa Mikhelidze, le autorità ucraine dicono di essere certe che atrocità pari o superiori a quelle viste a Bucha sono avvenute almeno anche nel distretto di Sumy, a Borodyanka e nell’area di Chernihiv. Se gli ucraini non hanno ancora ripreso pienamente il controllo di alcune di queste aree come possono essere già certi di quanto accaduto?

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Ansa | Immagini dall’alto delle fosse comuni a Bucha

«Prima di tutto perché le immagini satellitari stanno mostrando molti elementi di questa guerra. Come ha dimostrato la ricostruzione del New York Times su Bucha, le immagini della città mostrano i corpi nelle strada e, tra l’altro, hanno confermato che quella crudeltà non è avvenuta durante la ritirata ma anche durante l’occupazione. I satelliti e, probabilmente, le analisi elaborate dalle intelligence internazionali, sono già in grado di dire che cosa è avvenuto nelle altre città occupate. Poi ci sono le fonti di intelligence che riescono a raccogliere informazioni da chi è sotto occupazione. A Bucha sono stati trovati cellulari nascosti da chi provava a consegnare agli occupanti i vecchi dispositivi per provare a rimanere in contatto con il mondo. Ovviamente stiamo parlando di supposizioni che solo una volta entrati nelle città potranno essere confermate».

Qual è, se c’è, il collegamento tra queste città?

«Sono tutte nell’area nord del paese, non appartengono alle zone del Sud Est, ovvero alle aree degli obiettivi russi ridimensionati, quelle che rappresentano le rivendicazioni russe. In questo momento i russi puntano a prendere Mariupol, il Donbass e a stabilire un corridoio stabile con la Crimea. Le atrocità nel nord ci dimostrano che il primo obiettivo era effettivamente l’occupazione dell’intero paese».

Da alcune città del sud est, nelle scorse settimane, abbiamo avuto immagini più rassicuranti. Manifestazioni tollerate per giorni come a Cherson, ad esempio. Perché nel nord è andata diversamente?

«Secondo alcune fonti, in città come Cherson le crudeltà sono semplicemente nascoste meglio. Alcune manifestazioni sono state tollerate quando i russi pensavano di essere ripresi dai cellulari, ma le autorità locali denunciano che anche da Cherson sono sparite 400 persone. Del resto anche a Bucha abbiamo saputo i dettagli dell’orrore solo a massacro compiuto. Solo entrando in città si avrà la certezza dell’accaduto, ma i report che parlano di omicidi anche nelle città apparentemente più tranquille vengono da fonti abbastanza affidabili».

Quale può essere la logica militare di torture così efferate sui civili?

«Non è chiaro, ma non era chiaro anche in Cecenia dove ci sono stati 25mila morti, vittime sia dei bombardamenti sia dei militari sul campo. Se per Mariupol il senso strategico è evidente – la città è centrale nel disegno russo e visto che non riescono a prenderla da terra la bombardano dal cielo – le atrocità avvenute a Bucha ci dicono molto della situazione socio culturale ed economica della Russia. E infatti io credo sia probabile che il battaglione autore del massacro fosse siberiano, come è stato detto. Quando diciamo che la Russia è Europa, tutti pensiamo a Mosca e San Pietroburgo. Ma la Russia è fatta di grandi spazi rurali poverissimi che hanno un rapporto molto diverso da quello europeo con il valore della vita, zone in cui la cultura staliniana è ancora molto forte anche nell’educazione scolastica. Sono le stesse zone da cui provengono molto soldati che saccheggiano le case e poi chiamano a casa chiedendo “cosa vuoi per regalo?” o dove si obbligano i bambini a denunciare gli insegnanti se parlano contro la guerra. L’Ucraina, che sta certamente vincendo la guerra della comunicazione prima di quella sul terreno, ha tenuto a far sapere che ha chiesto ai militari di rispettare la convenzione di Ginevra e dunque di non abbandonarsi a crudeltà sui prigionieri. Non è detto che basti, ovviamente, ma ci dice molto dell’immagine che l’Ucraina vuole dare di sé al mondo».

Quando sapremo meglio cosa è effettivamente avvenuto nel nord dell’Ucraina?

«Credo che basteranno due giorni. L’annuncio che Sumy e Chernihiv erano tornate sotto controllo ucraino è di ieri (4 aprile ndr), i militari generalmente aspettano almeno due giorni per verificare che non sia un agguato. E’ possibile che i russi ora cerchino di nascondere meglio le prove di quanto hanno fatto, ma anche a Bucha avevano il tempo di nascondere i corpi e invece in molti casi li hanno lasciati sulle strade».

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