L’ex consigliere di Putin: «La guerra finisce con due Ucraine. L’escalation? Sì, possiamo colpire in Europa»
Ex consigliere presidenziale di Yeltsin e Putin, Sergey Karaganov è noto come stretto consulente dello zar in politica estera. È l’autore della cosiddetta «dottrina Putin». Nel 2019 è stato il primo teorizzatore dell’invasione dell’Ucraina, ma a febbraio aveva assicurato che Mosca non avrebbe preso Kiev. Oggi, in un’intervista rilasciata a Federico Fubini per il Corriere della Sera, teorizza le due Ucraine: «una amichevole con noi, l’altra neutrale e demilitarizzata». Per Karaganov «l’Ucraina è stata costruita dagli Stati Uniti e altri Paesi Nato come una punta di diamante per avvicinare la macchina militare occidentale al cuore della Russia. Vediamo ora quanto fossero preparati alla guerra».
«Kiev come la Germania nazista»
Il consigliere sostiene che Kiev stesse diventando «come la Germania nel 1936. La guerra era inevitabile, abbiamo deciso di colpire prima che la minaccia diventasse più letale». Per questo, spiega Karaganov, «sappiamo che l’articolo 5 della Nato, che afferma che un attacco a un Paese dell’Alleanza è un attacco a tutti, non funziona. Non c’è garanzia automatica che l’Alleanza intervenga. Ma questo allargamento è quello di un’alleanza aggressiva. È un cancro e noi volevamo fermare la metastasi». Ma l’invasione dell’Ucraina ha anche una funzione politica interna a Mosca: «Questa operazione militare sarà usata per ristrutturare la società russa: diventerà più militante, spingendo fuori dall’élite gli elementi non patriottici». Poi, la minaccia dell’escalation: «Purtroppo diventa sempre più probabile. Gli americani e i loro partner Nato continuano a inviare armi all’Ucraina. Se va avanti così, degli obiettivi in Europa potrebbero essere colpiti o lo saranno per interrompere le linee di comunicazione».
Infine, un pronostico sulla fine della guerra: «Vinceremo noi, perché i russi vincono sempre. Ma intanto perderemo molto. Perderemo persone. Perderemo risorse e diventeremo poveri, per ora. Ma siamo pronti a sacrificarci per costruire un sistema internazionale più giusto e sostenibile. Ora ci stiamo tutti fondendo nel caos. Vorremmo costruire la Fortezza Russia per difenderci da questo caos, anche se per questo diventeremo più poveri. E il caos potrebbe investire l’Europa, se l’Europa non agisce in base ai suoi interessi: quel che fa ora è suicida». Con tanto di ombra atomica: «So che in certe circostanze, gli Stati Uniti potrebbero usare armi nucleari per la difesa dell’Europa. C’è un 1% di possibilità che accada, quindi dobbiamo stare attenti. Ma se un presidente degli Stati Uniti prendesse una decisione simile sarebbe un folle».
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