Bruno Vespa: «Non avrei invitato Orsini a Porta a Porta. L’informazione distorta è un rischio per la libertà»
Porta a Porta sbarra le entrate al professore più controverso delle ultime settimane: Alessandro Orsini, il docente di Sociologia del terrorismo alla Luiss le cui affermazioni hanno generato non poco scalpore dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. Dopo il direttore di Rai3 Franco di Mare, che ha definito le osservazioni di Orsini al programma Cartabianca «riprovevoli e assolutamente incondivisibili», anche Bruno Vespa riserva al professore aspre critiche – dirette e indirette – in un’intervista rilasciata a Repubblica. « La pandemia ci ha insegnato quanti danni può fare una informazione distorta. Con la guerra non si può commettere lo stesso errore. È in gioco la civiltà occidentale, la libertà per cui si sono battuti i nostri padri», ha esordito il conduttore, aggiungendo: «Da una legittima critica agli errori degli ucraini in passato, non si può passare al “né né” tipico di troppi italiani».
A differenza dunque della collega Bianca Berlinguer, che parla di pluralismo delle idee da garantire, Vespa si mostra categorico: «In ogni trasmissione, se si usano toni troppo alti, si stona e il pubblico deve tapparsi le orecchie. Un conto è il confronto, altro è la rissa. Ed è facile portare lo spettatore meno informato fuori dei sentieri della storia». Con una stoccata finale a Orsini: «È un mio difetto, ma non l’ho mai ascoltato. Se è vero quello che leggo, non l’avrei invitato». Il professore, dal canto suo, non ha tardato a replicare: «Caro Dottor Bruno Vespa, ci tengo a farle sapere, molto rispettosamente, che non metterei piede nella sua trasmissione per nessun motivo al mondo. Quanto ai suoi inviti alla corretta informazione, sempre rispettosamente, le confesso che guardo Porta a Porta soltanto quando mi perdo le ultime dichiarazioni del governo (di turno)».
Orsini, più volte nell’occhio del ciclone, di recente aveva alimentato le polemiche dichiarando: «Preferisco che i bambini vivano in una dittatura piuttosto che muoiano sotto le bombe in una democrazia». In seguito allo scalpore, aveva precisato: «Ho detto che preferisco che i bambini vivano in una dittatura piuttosto che sotto le bombe per esportare la democrazia occidentale. Ho poi aggiunto che un bambino può essere felice sotto una dittatura, ma non può esserlo sotto le bombe. In sintesi, preferisco che i bambini vivano in democrazia». Ha poi aggiunto: «Certi salti logici sono soltanto distorsioni e strumentalizzazioni».
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