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«Mezzo milione di ucraini deportati in Russia, vogliono usarli come manodopera a basso costo»

ucraini deportati russia marianna
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La denuncia di un deputato di Kiev: almeno 100 mila bambini hanno attraversato i confini. A Mosca è pronta la cittadinanza

Mezzo milione di ucraini sono stati deportati in Russia. Dove sono destinati a diventare migranti economici e manodopera a basso costo. La denuncia è del giornale russo The Insider, che ha raccolto la testimonianza del deputato ucraino Dmitry Lubinets. Mentre secondo il difensore civico ucraino Tatyana Lomakina fino all’8 aprile sono 400 mila gli ucraini portati a forza in Russia. Lubinets ne conta invece 500 mila, tra cui 100 mila bambini. Mentre secondo le autorità russe si tratta di rifugiati venuti volontariamente in Russia.

18 mila nuovi cittadini russi

Oleg Kadochnikov, vice capo della direzione principale per la migrazione del ministero degli Affari interni della Russia, ha dichiarato che dalle due repubbliche popolari riconosciute da Mosca sono arrivate in Russia 18 mila persone, che hanno già ricevuto la cittadinanza. Secondo le autorità ucraine invece la maggior parte di loro è stata portata in Russia con la forza. Il sindaco di Mariupol Vadym Boychenko ha dichiarato il 19 marzo che diverse migliaia di residenti sono finiti in alcuni campi di smistamento russi dai quali sono stati successivamente deportati. «Secondo l’ufficio del commissario per i diritti umani in Ucraina Lyudmila Denisova al momento circa 492mila ucraini sono arrivati con la forza in Russia. Se una persona non ha documenti, le autorità russe non danno l’opportunità di avere quelli ucraini», ha detto Lubinets.

I russi hanno aperto 400 centri di accoglienza temporanea in 35 regioni, ma è impossibile controllarli secondo il quotidiano. Quando i russi prendono una zona, istituisce posti di blocco nelle strade. Se una persona cerca di andarsene lo deportano. A volte riusciamo a concordare corridoi umanitari e i soldati russi lasciano passare le auto, anche se ci sono controlli sui veicoli. Ma anche quando i corridoi sono concordati i soldati a volte fanno cambiare strada ai profughi e li mandano in Russia. Gli ucraini accusano anche la Croce Rossa Internazionale: «Violando tutte le regole, hanno aperto un ufficio di rappresentanza nella regione di Rostov e aiutano a portare le persone in Russia».

A volte ritornano?

Gli ucraini sostengono di non sapere se qualcuno sia stato in grado di tornare dopo essere finito in territorio russo. Ma c’è chi cerca di attraversare i confini verso gli stati baltici o la Bielorussia. Ma in Russia gli dicono: «Trovati un lavoro, prenditi i documenti, ti aiuteremo». E parlano di programmi in Siberia. Questo, sempre secondo la denuncia del deputato, serve a mandare gli ucraini in città lontane dove non ci sono abbastanza lavoratori per diventare migranti economici: «Ma dal punto di vista del diritto internazionale sono ostaggi».

Nei giorni scorsi il quotidiano The New Voice of Ukraine ha scritto che alcuni dei deportati sono fuggiti proprio in Estonia. Gli unici collegamenti di trasporto attualmente operanti tra Russia ed Estonia sono i servizi di autobus e secondo quanto riferito da Rait Remmel, membro del Cda della compagnia di autobus Lux Express, ultimamente oltre il 20% dei passeggeri sulla rotta Estonia-Russia sono cittadini di altri Paesi. Il numero di rifugiati ucraini è aumentato. Sono arrivati ​​in Russia da Mariupol e stanno andando in Estonia passando per San Pietroburgo.

Il destino di Marianna

Questo potrebbe essere stato anche il destino di Mariana Vyscemyrska, la ragazza ritratta mentre scappava dall’ospedale pediatrico di Mariupol dopo l’attacco russo. Ora, secondo le fonti ucraine, sarebbe ostaggio dei russi costretta alla propaganda. Come dimostrerebbe un controverso video rilanciato da alcuni siti legati a Mosca, in cui la beauty blogger racconterebbe una versione diversa, secondo cui l’ospedale era stato trasformato in una caserma per i soldati ucraini, invitando a non fare confusione con l’ospedale centrale di Mariupol, dove erano stati trasferiti i civili e le donne incinte. Una versione raccontata senza mai citare le parole “bombe” o attacco. Per questo molti la considerano dettata dai russi.

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