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Dopo le polemiche su Bucha, l’Anpi lancia il manifesto del 25 aprile con l’articolo 11 della Costituzione: «L’Italia ripudia la guerra»

Reduce da settimane di polemiche per le posizioni prima morbide con la Russia e poi dubitative sulla strage di Bucha, l'associazione dei partigiani presenta il suo manifesto per le celebrazioni del 25 aprile

Cita l’articolo 11 della Costituzione il manifesto che l’Anpi ha fatto realizzare per le celebrazioni del prossimo 25 aprile. Sui social l’Associazione nazionale dei partigiani italiani ha diffuso il disegno che compone il manifesto in cui è citato il passaggio della Carta che recita: «L’Italia ripudia la guerra», scritto con i gessetti in una piazzetta con alcuni partigiani in compagnia di ragazzi e bambini. Da una finestra c’è una ragazza che sorregge una bandiera arcobaleno con la scritta «pace», mentre su altre finestre ci sono bandiere tricolori che però sembrano più richiamare quelle ungheresi che italiane. Da quando l’Ucraina è stata invasa dalla Russia, l’Anpi è stata travolta dalle polemiche per le posizioni dei propri vertici particolarmente morbide nei confronti della Russia. Appena il 28 febbraio, in un comunicato l’associazione invitava la Nato a non portare avanti: «una politica di potenza», mentre veniva condannata: «la sequenza di eventi innescata dal continuo allargamento della Nato a Est vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia». Ultima polemica scatenata da una nota dell’Anpi è stata quella sulla strage di Bucha, episodio che l’associazione ha: «condannato fermamente», chiedendo comunque l’istituzione di una commissione di inchiesta: «per appurare cosa davvero è avvenuto, perché è avvenuto, chi sono i responsabili». Una dichiarazione che arrivava dopo che non solo gli ucraini, ma diversi reporter occidentali avevano potuto documentare le atrocità commesse nella cittadina alle porte di Kiev. Il giorno dopo, il presidente dell’ampi Gianfranco Pagliarulo si era affrettato a rispondere all’Ansa che la sua associazione era stata tra le prime a condannare l’aggressione in Ucraina e che le polemiche erano dovute a: «un pregiudizio di alcune persone e alcune aree contro l’Anpi».

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