Perché i russi di Putin hanno rubato 133 sostanze radioattive a Chernobyl
I fatti sono noti. I russi di Putin entrano in un’area di stoccaggio della base di ricerca Ecocentre, a Chernobyl, e rubano 133 sostanze altamente radioattive. Per l’Agenzia statale ucraina per la gestione della zona di esclusione «anche una piccola parte di queste sostanze è mortale se gestita in modo non corretto», aggiungendo che «il posto in cui sono state portate le sostanze rubate è al momento sconosciuto». Il ministro dell’Energia ucraino German Galushchenko si spinge oltre sostenendo che i soldati che dal 24 febbraio al 31 marzo sono rimasti lì, nella “Foresta rossa” intorno alla centrale di Chernobyl, dove si è verificato il disastro nucleare più importante della storia, avrebbero appena un anno di vita. In quell’area «sono stati registrati livelli anormalmente elevati di radiazioni, che superano di 10-15 volte i normali standard dell’indice di radiazione esterna». L’affermazione sull’anno di vita, però, non può essere ritenuta attendibile.
Anzi, per Francesca Gorzanelli, che conosce bene Chernobyl, e che di professione è fotoreporter, «una sentenza tale la può emettere un medico, dopo una visita accurata dei soggetti in questione. E tali dichiarazioni non sono state emesse né da medici né tantomeno dai medici che avrebbero visitato questi soldati». Galushchenko aveva parlato addirittura di morte lenta a causa delle sostanze radioattive sottolineando che persino le attrezzature militari sarebbero state contaminate. «L’ignoranza dei soldati russi è scioccante», aveva concluso. «Nonostante scavare trincee e costruire avamposti nella Foresta Rossa sia da premio Darwin, non è letale. I livelli di radiazione nella zona, anche nel punto in cui sono più elevati, non sono assolutamente letali. Ovviamente, non sono nemmeno benefici», continua Gorzanelli che, poi, prova a spiegare sulla sua pagina Facebook anche il motivo che ha spinto i russi a porta via ben 133 sostanze radioattive da Chernobyl. Perché? Cosa cercavano? Secondo la fotoreporter, per Putin questo era «un obiettivo di primaria importanza» perché doveva essere «la prova provata che l’Ucraina produce armi nucleari e chimica in combutta con la Nato».
Foto in copertina di repertorio: EPA/OLEG PETRASYUK
Aggiornamento 16 aprile 2022: in seguito a una richiesta di rettifica ricevuta in nome e per conto di Francesca Gorzanelli, precisiamo che la cifra di 133 e la definizione di “sostanze radioattive” provengono dall’Agenzia statale ucraina per la zona di esclusione e non dall’autrice del post.
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