La denuncia del capo della polizia regionale di Kiev: «Scoperti i cadaveri di una intera famiglia: uccisi dai russi mentre scappavano» – Foto e video
Una famiglia ucraina in fuga sarebbe stata attaccata dall’esercito russo a metà marzo, nonostante sull’auto ci fossero i nastri bianchi e a bordo bambini e adolescenti. La vicenda sarebbe emersa da un controllo della polizia della regione di Kiev, come ha raccontato su Facebook il capo degli agenti ucraini, Andriy Nebitov: «Gli occupanti russi hanno sparato a una famiglia in fuga da un villaggio nella regione di Gavron, vicino a Makarov. Tra le vittime un bambino di 2 anni, due donne, un’anziana e un adolescente di 14 anni. Il conducente con ferite gravi è stato portato in ospedale. Questo è un altro omicidio di massa da parte dei militari russi». L’episodio, stando alle dichiarazioni di Nebitov, «risale a metà marzo», ma è stato reso noto oggi, 12 aprile. Nel post il capo della polizia di Kiev spiega: «L’altro giorno, mentre puliva il territorio, la polizia della regione di Kyiv ha trovato un’auto crivellata di colpi e i cadaveri delle persone al suo interno. Gli occupanti hanno sparato a una famiglia con un BMP (un veicolo da combattimento corazzato, ndr). Questa è quella che si chiama “operazione speciale“».
Leggi anche:
- «Così i soldati russi mi hanno violentata e hanno ucciso mio marito. Chiedo a Putin: perché?»
- La fossa comune di Buzova, cadaveri bruciati e con le mani legate: «È un nuovo crimine di guerra russo»
- A Makariv trovati i corpi di 132 persone torturate e uccise: «Un nuovo crimine di guerra»
- Il Cremlino prova a ribaltare le accuse sui crimini di guerra: «In Ucraina 007 britannici e militari francesi per occultare le prove delle violenze ucraine»
- Zelensky: «Russi codardi, dovranno ammettere la verità sui crimini di guerra» – Il video
- Kiev apre un archivio digitale per raccogliere i crimini di guerra dell’esercito russo: «È un omicidio di massa»
- Le stragi russe nelle città occupate, Kiev indaga su 5 mila casi di crimini di guerra: «I primi ad apparire quando c’è un genocidio»