La protesta shock delle donne estoni davanti all’ambasciata russa: l’accusa a Mosca degli stupri in Ucraina
Terzo giorno di protesta contro l’invasione russa dell’Ucraina a Tallin, in Estonia. Oggi, 13 aprile, decine di donne si sono riunite davanti all’ambasciata russa della capitale estone per attirare l’attenzione sugli abusi sessuali commessi dai soldati russi nei confronti di donne e bambini ucraini. Con le teste coperte da sacchi della spazzatura, le mani legate dietro la schiena e le mutande ricoperte di sangue, le manifestanti si sono allineate davanti all’edificio della diplomazia russa, in una silenziosa protesta. «In Ucraina, i soldati russi stanno stuprando e uccidendo donne e bambini innocenti. Le persone che appoggiano questa invasione stanno anche appoggiando i crimini di guerra, omicidi sconcertanti di cui sono complici. Questo è il nostro messaggio ai sostenitori del regime di Putin, in Russia, in Estonia e in qualunque altro posto», hanno dichiarato le attiviste.
April 13, 2022
Come riporta il tweet di Oleksandra Matviichuk, direttrice del Centro per le libertà civili ucraino, la protesta è stata ripresa anche da Liubov Tsybulska, a capo del centro ucraino di contrasto alla disinformazione e alla propaganda (l’Hybrid warfare analytical group dell’ong Ukraine Crisis Media Center). «È un’iniziativa così forte da togliere il respiro. Grazie Estonia», ha commentato su Twitter Tsybulska, che già nei giorni precedenti sul suo profilo aveva espresso duri commenti nei confronti di Putin e della popolazione russa.
Le proteste precedenti
Già lunedì 11 aprile una decina di attivisti contro la guerra avevano protestato di fronte all’ambasciata tedesca di Tallin. L’obiettivo della performance, che li vedeva stesi per terra con le mani legate dietro la schiena come i civili uccisi a Bucha, era sollecitare la Germania e gli altri Paesi europei ad adottare una linea più dura con la Russia. Martedì 12 aprile, invece, le proteste si erano svolte di fronte all’ambasciata ungherese: i manifestanti avevano indossato delle maschere anti-gas per esprimere il loro dissenso nei confronti dell’Ungheria che, continuando a comprare il gas russo, finanzia la macchina da guerra putiniana in Ucraina.
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