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La lettera del comandante dei Marines a Mariupol per il Papa: «Le preghiere non bastano, ci aiuti a far evacuare i civili»

18 Aprile 2022 - 16:17 Ygnazia Cigna
È stato rilanciato dai media ucraini, a partire dall'Ukraine Pravda, il testo attribuito al comandante della brigata ucraina impegnata a Mariupol che aggiunge ulteriore pressione sul Vaticano per un intervento diplomatico del Papa con la Russia

Serhiv Volyna, il maggiore comandante della 36esima brigata dei Marines ucraini – intitolata al contrammiraglio Mikhail Bilinsky – avrebbe scritto una lettera rivolta a Papa Francesco, pubblicata sulla testata Ukraine Pravda. Il comandante avrebbe chiesto un aiuto al Santo padre sottolineando che «le preghiere non sono più sufficienti». Il testo diffuso inizia specificando che Volyna non è cattolico, bensì ortodosso. Si presenta dicendo di essere un ufficiale che ha prestato giuramento di fedeltà al suo Paese, ha combattuto per oltre 50 giorni mentre la città era accerchiata dalle truppe russe, ma si dice pronto a combattere fino alla fine. «Probabilmente – scrive il comandante – Lei ha visto molto nella Sua vita. Ma sono sicuro che non ha mai visto quello che sta succedendo a Mariupol. È così che appare l’inferno sulla terra. Ho poco tempo – aggiunge – per descrivere tutti gli orrori che vedo qui ogni giorno. Nella fabbrica, donne con bambini e neonati vivono in bunker. Nella fame e nel freddo. Ogni giorno sotto la mira degli aerei nemici. I feriti muoiono ogni giorno perché non ci sono medicine, acqua, e cibo».

Volyna, in chiusura, avrebbe chiesto un aiuto concreto al Papa, scrivendo: «Porti la verità nel mondo, aiuti ad evacuare le persone e salvi le loro vite dalle mani di Satana, che vuole bruciare tutti gli esseri viventi». La 36-esima brigata nei giorni scorsi aveva già chiesto aiuto pubblicando un post sui loro canali social. Da quanto riportato, stanno finendo le munizioni e le risorse belliche a Mariupol. Il post ha poi acceso uno scontro tra le diverse autorità ucraine. Alcuni, tra cui anche il sindaco della città portuale, avevano definito il post un fake creato da alcuni hacker. Altri hanno smentito l’ipotesi, come Alina Mykhailova, volontaria dell’esercito DUK PS e membro del consiglio comunale di Kiev, confermando che a Mariupol «continuano combattere con armi inadeguate».

[Foto di copertina di Pravda]

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