Cresce il fronte anti Putin nel Cremlino, Bloomberg: «Alti funzionari allarmati per i costi della guerra, un errore catastrofico»
Un gruppo di alti funzionari del Cremlino «piccolo ma crescente» avrebbe manifestato forti perplessità sulla decisione di Vladimir Putin di entrare in guerra contro l’Ucraina. A rivelare l’indiscrezione è l’agenzia americana Bloomberg, secondo cui si starebbe allargando la schiera di dirigenti sempre più critici nei confronti del presidente russo che considera l’invasione in Ucraina: «un errore catastrofico che riporterà il Paese indietro di anni». Si tratta di alti funzionari con incarichi di alto livello sia nel governo che nell’apparato statale della Federazione russa, spiega Bloomberg, e che hanno chiesto di rimanere anonimi per timore di ritorsioni. Gli alti funzionari sarebbero però ancor più scettici sulla possibilità che Putin possa cambiare idea e nessuno al momento avrebbe intenzione di sfidarlo davvero, proponendosi come un’alternativa per la leadership russa. Difficoltà legate anche al fatto che Putin, riferiscono i funzionari anonimi, ormai si affida a un gruppo di consiglieri sempre più ristretto.
Bloomberg riporta anche di un atteggiamento durissimo del presidente nei confronti di tutti coloro che «hanno cercato di metterlo in guardia sui costi economici e politici paralizzanti» della guerra in corso. I timori degli scettici del Cremlino sarebbero gli stessi di quelli americani soprattutto sulla possibilità che il presidente russo «possa usare armi nucleari nel caso intravedesse un fallimento della sua campagna in Ucraina». Bloomberg inoltre racconta di come alcuni funzionari di alto livello abbiano cercato di spiegare a Putin l’impatto economico delle sanzioni, «devastante e in grado di spazzare via due decenni di crescita». La risposta del presidente sembra essere stata di di indifferenza totale, ribadendo che anche se la Russia pagherà un prezzo elevato la responsabilità sarà «di un Occidente che non ha lasciato alcuna alternativa alla guerra».
«Rischio collasso»
Pochi giorni fa era stata anche la stessa governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, a mettere in guardia il presidente Putin e il Paese delle gravi conseguenze economiche che la guerra contro l’Ucraina ha scatenato. Lo scenario descritto da Nabiullina è quello di un Paese a rischio collasso, preannunciando «un nuovo taglio dei tassi di interesse per sostenere il rublo» e un’inflazione sempre più in crescita. Gli analisti internazionali poi prevedono una caduta del Pil a due cifre: la Banca Mondiale parla di un -11% nel 2022 e una grossa difficoltà per il sistema russo a rimanere sui mercati finanziari. Il rischio default sembra, almeno a parole, non spaventare Vladimir Putin e i suo seguaci. Il presidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, Dmitry Medvedev ha avvisato Bruxelles: «Se la Russia va in default, l’Unione Europea si prepari a fare la stessa fine».
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