Anpi, la vicepresidente critica Pagliarulo: «Dichiarazioni inadeguate. Le armi? Anche i partigiani le hanno usate»
«Dichiarazioni inadeguate». Così la vicepresidente dell’Anpi, Albertina Soliani, ha definito le parole del presidente Gianfranco Pagliarulo, finito al centro delle polemiche negli ultimi giorni per le posizioni filorusse espresse in passato e per il “no” all’invio di armi all’Ucraina. «L’Anpi dovrebbe esprimersi diversamente», ha detto all’agenzia Ansa la vicepresidente dell’associazione dei partigiani, che è anche presidente dell’Istituto Cervi oltre che ex senatrice. «Francamente sono convinta che bisogna riconoscere la Resistenza nel mondo, come quella in Ucraina, stare dalla sua parte e sostenerla. Sono in gioco i valori della democrazia», ha continuato. E parlando dell’invio di armi dall’Occidente ha commentato: «C’è un travaglio di coscienza, ma mi chiedo come si fa a fermare l’invasore o a difendere le vittime. Anche i partigiani hanno usato le armi».
In un’intervista a Repubblica, Soliani aveva già preso posizione spiegando che anche quella degli ucraini è resistenza, e dicendosi preoccupata che i post di Pagliarulo oscurino «il patrimonio unico che è in Italia la grande eredità della Resistenza e della Liberazione, della fine del nazifascismo, della Repubblica e della Costituzione: così si tradisce il 25 aprile». Soliani ritiene che l’Anpi debba «riconoscere decisamente la resistenza del popolo ucraino, così come del popolo del Myanmar e come abbiamo fatto in passato ad esempio, con la resistenza vietnamita».
All’associazione serve «una riflessione più profonda e una scelta degli obiettivi principali che sono: sostegno alla resistenza dei popoli, difesa dei valori della democrazia, costruzione dei processi globali di pace e di convivenza pacifica. Ci vuole una scelta di responsabilità in questo momento storico, che passa attraverso l’Unione europea e quindi la politica estera comune e la difesa comune. Queste sono le cose che dovrebbe dire l’Anpi oggi, in coerenza con la sua storia e con il patrimonio che rappresenta».
Mentre è certo che prima dell’invasione del 24 febbraio «dovevano essere compiute azioni sul piano internazionale di collaborazione. Premesso questo, l’aggressione di Vladimir Putin all’Ucraina ha sconvolto il mondo e gli assetti post seconda guerra mondiale. Il gesto di Putin è dirompente: non solo gravissimo e atroce perché devasta un Paese, ma anche perché scardina i principi fondamentali di una convivenza basata sul rispetto della sovranità dei popoli e degli Stati. La scelta di Putin di aggredire l’Ucraina ritengo sia anche dettata dalla sua paura di fronte alle democrazie».
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