Russiagate, l’ex capo degli 007 italiani si difende: «A cena con gli americani nulla di riservato»
Non è chiaro se e quando il Copasir svolgerà la nuova audizione dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex capo dei Servizi segreti italiani, Gennaro Vecchione, relativa alla seconda puntata del Russiagate italiano, ovvero all’incontro che Vecchione avrebbe avuto a Ferragosto del 2019 con William Barr, procuratore generale statunitense ai tempi di Donald Trump. Nei giorni scorsi, Paolo Mastrolilli su la Repubblica ha riferito che in quella stessa data oltre a vedersi nella sede del Dis, Barr e Vecchione sarebbero andati anche a cena, in pieno centro e a due passi dal Parlamento, nel ristorante Casa Coppelle. Una prosecuzione più informale dell’incontro ufficiale, di cui l’ex premier Conte dice che Vecchione neppure gli parlò. Barr, su richiesta di Trump, era venuto in Italia per capire se fossero state confezionate qui le accuse contro il presidente americano circa le sue relazioni con il Cremlino. Il diretto interessato oggi ha diffuso una nota con la propria versione dei fatti: «Nel corso dell’incontro conviviale non sono stati in alcun modo affrontati argomenti riservati, confidenziali, commessi alla visita o comunque riferiti a vicende e a personaggi politici italiani e stranieri (argomento quest’ultimo mai trattato in alcuna circostanza, anche successiva), per cui la conversazione si è orientata su convenevoli di carattere generale», si legge.
L’audizione del 2021
Vecchione lancia poi un accusa pesante: «Con riferimento all’indagine interna richiesta al Presidente del Consiglio nel maggio 2021 dal Copasir – scrive Vecchione – giova precisare che lo stesso organo parlamentare, al paragrafo 11.1 della sua recente relazione al Parlamento, ha precisato i termini dell’ispezione, che non riguarda la gestione dello scrivente, ma altri fatti ben circostanziati». Di cosa parla Vecchione? Di Cecilia Marogna, la donna che il cardinale Angelo Becciu accreditò nel 2017 presso i servizi, in una indagine sui fondi riservati del Vaticano. La presunta collaborazione sarebbe durata pochi mesi, ma sembra dire Vecchione, è comunque un fatto «ben circostanziato» di cui nessuno parla.
Vecchione scrive poi che l’incontro di ferragosto avvenne nel pomeriggio, dopo un vertice a Castelvolturno. Quindi la cena: «In prosecuzione, la cena con gli stessi partecipanti, nel quadro degli standard di accoglienza, particolarmente apprezzati da sempre dai numerosi visitatori istituzionali italiani e stranieri. Come si può notare dalla circostanza che fosse il tardo pomeriggio di ferragosto, sarebbe stato difficile organizzare un rinfresco in sede, per cui si è optato per un evento esterno, in un luogo pubblico e in una zona centralissima. In entrambe le situazioni, non ha preso parte il presidente del Consiglio». E la conclusione: «Non sono mai stati forniti al presidente del Consiglio aspetti del cerimoniale e dell’accoglienza relativi a visite di singole Autorità o delegazioni italiane e straniere, stante la loro assoluta irrilevanza, fatti salvi quegli eventi che ne prevedevano la Sua partecipazione».
Negli ambienti degli 007 italiani, però, c’è chi storce il naso. Sebbene fosse appunto la sera di Ferragosto, si spiega, l’intelligence italiana dispone a Roma di varie sedi prestigiose in cui organizzare una cena di rappresentanza. La sede dell’Aise, Forte Braschi, ha un ala specifica per pranzi o cene di rappresentanza e non è da meno l’alloggio riservato al direttore del Dis. Un problema di opportunità, dice qualcuno, ma non ci sono elementi per pensare che a cena in un ristorante centrale, e probabilmente affollato di turisti, si siano potuti affrontare in modo più esplicito gli argomenti riservati oggetto dell’incontro del pomeriggio.
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