Perché la Russia vuole l’acciaieria Azovstal di Mariupol: «Lì gli ucraini devono arrendersi»
Il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha annunciato che entro oggi le forze russe conquisteranno definitivamente l’acciaieria Azovstal di Mariupol. Con la presa della fabbrica potrà dirsi conclusa la conquista del porto che secondo gli esperti ha una doppia valenza. Strategica, perché così si completerebbe la creazione del corridoio che collega la Crimea al Donbass. E operativa, perché così permetterebbe a Mosca di spostare i 12 mila uomini verso nord. Ma c’è anche un altro motivo che riguarda il dopoguerra a spingere i russi alla conquista dell’acciaieria.
La guerra e il dopoguerra
Perché, come spiega oggi Repubblica, Azovstal è fondamentale nella catena di produzione industriale dell’Ucraina. La fabbrica è gemellata con l’impianto di produzione di carbon coke metallurgico di Adviivka: il combustibile prodotto serve proprio ad alimentare gli altoforni di Mariupol. Entrambe le fabbriche sono di proprietà dell’oligarca ucraino Rinat Akhmetov. E, a differenza di quello che si racconta, i russi cercano di non colpirla perché non vogliono distruggere un impianto strategico. Le industrie pesanti sulla costa, spiega Daniele Raineri, si trovano in una posizione ideale e serviranno a far ripartire l’economia dopo la guerra. Per questo i russi gli danno tutta questa importanza.
Ma c’è anche un altro motivo che ha portato allo stallo dell’Azovstal. Lo spiega oggi il generale Marco Bertolini, ex comandante del Centro Operativo Interforze, della Brigata Folgore e del Col Moschin: «La resistenza ha buon gioco a tenere duro perché un’acciaieria è un ambiente compartimentato, che consente a chi si difende di organizzarsi bene. Poi ci sono ampie zone sotterranee ed è difficile venirne a capo». Il generale fa sapere però anche che i russi probabilmente non usano tutte le loro armi per non fare una carneficina visto che gli occhi del mondo sono tutti su Mariupol, ma prima o poi Zelensky dovrà prendere atto dell’impossibilità di continuare la resistenza.
Il generale e la resa
Bartolini spiega che mentre i corridoi umanitari come quello aperto ieri servono per i civili, i militari hanno soltanto due alternative davanti: combattere aprendosi la strada con le armi o arrendersi. «La resa dà garanzie al soldato negli eserciti moderni e regolari, è un istituto previsto e normato dal diritto internazionale bellico. E i russi hanno interesse a non creare situazioni da ritorcere contro di loro. Non vorranno passare per orchi. Diverso il caso delle formazioni irregolari, che operano fuori dal diritto internazionale e non rispondono a catene gerarchiche precise», conclude.
Intanto i combattenti del Battaglione Azov e i soldati di Kiev continuano a lottare, asserragliati nell’acciaieria insieme a centinaia di civili, tra cui molte donne e bambini, ma sanno che respingere l’assedio è ormai impossibile. «Il nemico è dieci volte più numeroso di noi», ammettono, chiedendo al mondo di essere salvati. Magari con la consegna a un paese terzo. Tutto pur di non finire nelle mani dei nemici, che intanto preparano già la grande parata per celebrare la conquista il 9 maggio.
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