Sabrina Quaresima: «Vittima di un complotto di chi voleva vendicarsi. Pronta ad andare in tribunale»
La preside Sabrina Quaresima, dirigente scolastica del liceo Montale di Roma accusata di aver avuto una relazione con un alunno maggiorenne e “assolta” dagli ispettori del ministero della Pubblica Istruzione, è convinta di essere vittima di un complotto. Da qualcuno che voleva vendicarsi di lei, come dice oggi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. E che ha usato lo studente per cercare di metterla nei guai. «È un ragazzo intelligente, che probabilmente si è lasciato catturare da qualcuno che a livello istituzionale ha voluto sfruttare un suo momento di debolezza, ci è caduto con tutte le scarpe», dice la preside a Valentina Santarpia. Quaresima si sente vittima di «complotto, macchinazione, usi tutti i termini possibili: sì, assolutamente sì». Architettato, forse da «qualcuno che si vuole vendicare».
E quando la giornalista cita l’ex vicepreside, che invece ha detto di non aver mai visto le (presunte) chat, lei risponde così: «Il nostro rapporto è chiuso e compromesso per sempre, perché il suo comportamento è stato inconcepibile fin dall’inizio nei miei confronti». Quaresima dice che anche dopo l’accertamento senza provvedimenti dell’Ufficio scolastico regionale ha trovato a scuola «delle scritte sui muri ancora più aggressive delle precedenti. Non ci sono dubbi che si tratta di un attacco personale. Ho l’appoggio di tanti docenti e la solidarietà di professori e presidi di tutta Italia. Ma ci sono persone capaci di avvelenare un ambiente».
Eppure per ora non ha intenzione di chiedere un trasferimento: «Resto la preside del Montale e quando arrivo a scuola penso solo di dover fare del mio meglio per portare avanti il mio lavoro. La rabbia è tanta. Ma devo tenerla sotto controllo». Mentre una docente le ha detto che la sua femminilità e una visione maschilista della vicenda hanno contribuito a rendere ancora più difficile la situazione. Infine, dice che non vuole «nessuna vendetta, ma giustizia sì» e in tribunale farà valere le sue ragioni «fino all’ultimo respiro». E se le famigerate chat dovessero emergere in sede giudiziaria? «Non temo questa eventualità, sono molto serena».
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