«Così ho fatto saltare il sistema dei concorsi truccati all’università di Reggio Calabria». Parla la ricercatrice che ha denunciato la corruzione
Ancora concorsi truccati, ancora meritocrazia mancata. «Non è stata una scelta facile, questa storia è una ferita che non si rimarginerà», a parlare oggi, 23 aprile, alla Gazzetta del Sud è Clarastella Vicari Aversa, architetta messinese che, grazie alla sua denuncia, ha fatto scoppiare il caso dei concorsi pilotati all’università di Reggio Calabria. Una denuncia che ha portato all’interdizione per 10 mesi del rettore Santo Marcello Zimbone e per 12 del prorettore Pasquale Catanoso oltre a diversi provvedimenti per altri quattro docenti e due funzionari. Si tratta di Ottavio Salvatore Amaro (6 mesi di interdizione), associato del Dipartimento di architettura; Adolfo Santini (4), direttore dello stesso Dipartimento; Massimiliano Ferrara, direttore del Dipartimento di giurisprudenza, economia e scienze umane (4), Antonino Mazza Laboccetta, associato di quest’ultimo Dipartimento (3), e due funzionari dell’Area tecnico-scientifica, Alessandro Taverriti e Rosario Russo (2 mesi).
Cosa è successo
Una selezione, quella a cui aveva partecipato Aversa nel 2008, che «è ancora clamorosamente aperta e che riguarda un posto di ricercatore alla facoltà di Architettura». Ora, dopo decine di ricorsi vinti alla giustizia amministrativa, una denuncia penale e dopo ben 14 anni, su quel concorso la Procura vuole vederci chiaro. Indagate 52 persone dopo il suo esposto. «Mi sono accorta presto che qualcosa non andava, da un accesso agli atti ho rilevato una serie di errori che mi hanno lasciato basita», ha raccontato. «Non so se fossi la più titolata – ha precisato – però ho la legittima pretesa che venisse selezionato il candidato più idoneo in modo corretto. Non è stata una scelta facile, questa storia è una ferita che non si rimarginerà. Ma quando ho visto che l’università continuava imperterrita a bandire concorsi le cui le modalità di espletamento erano sempre le stesse, nonostante abbia vinto qualcosa come 40 ricorsi, ho capito che la sola via amministrativa non sarebbe servita per ottenere giustizia». Nelle ultime ore, infatti, è stata sommersa di attestati di solidarietà da parte di professori, colleghi e persino ex studenti «ma per troppo tempo ho dovuto contare soltanto sulla mia forza d’animo. Quando ho fatto il primo ricorso, su dodici concorrenti nessuno ha voluto unirsi».
Le intercettazioni
«Questo ragazzo non lo possiamo mandare in mezzo ad una strada…» oppure «cazz… il posto è uno, lo vuoi capire che è per lui?», avrebbe detto il rettore di Reggio Calabria, Santo Marcello Zimbone, parlando con il pro rettore vicario, Pasquale Catanoso. Queste, dunque, le intercettazioni choc. O almeno una parte. Insomma quel posto non doveva essere per Vicari, messinese, oggi 50 anni, vicepresidente dell’ordine degli Architetti di Messina e con un’esperienza per quasi sei anni nel mondo accademico in Spagna. «Non ci possiamo far mettere in scacco da una stronz…», «È tornata alla carica quella grandissima putt…», continuavano ancora i vertici dell’ateneo di Reggio Calabria, ora finiti nel mirino della Procura. Per il pool di magistrati, coordinato dal procuratore Giovanni Bombardieri, si prospetta «l’esistenza di un’associazione dedita alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica nella direzione e gestione dell’università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e delle sue articolazioni compartimentali».
Nella foto: l’università di Reggio Calabria
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