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Mattarella al Consiglio d’Europa: «La Russia si fermi e ricostruisca la terra che ha devastato»

27 Aprile 2022 - 13:05 Redazione
Davanti al Consiglio d'Europa a Strasburgo il presidente della Repubblica ha parlato di pace tra i popoli e della responsabilità della Comunità internazionale affinché «il mostro vorace della guerra smetta di vivere»

Parla di pace tra i popoli il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante l’intervento al Consiglio d’Europa a Strasburgo. Un discorso che inevitabilmente ha toccato il tema della guerra tra Russia e Ucraina, esortando a un passaggio maturo «dagli armamenti al dialogo», «dallo scontro alla riduzione bilanciata delle aggressioni». Il presidente ha poi citato Roberto Schuman: «La pace non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Se perseguiamo obiettivi comuni, per “vincere” non è più necessario che qualcun altro debba perdere. Vinciamo tutti assieme».

L’appello alla Federazione Russa

L’appello del presidente si è rivolto poi direttamente alla Russia: «Non si può arretrare dalla trincea della difesa dei diritti umani e dei popoli. L’appello al governo della Federazione Russa affinché sappia fermarsi, ritirare le proprie truppe, contribuire alla ricostruzione di una terra che ha devastato, è conseguenza di queste semplici considerazioni». E ha aggiunto: «Alla comunità internazionale spetta un compito: ottenere il cessate il fuoco e ripartire con la costruzione di un quadro internazionale che conduca alla pace».

«Mostro che non è mai sazio»

Dopo aver definito la guerra «un mostro vorace e mai sazio», Mattarella ha parlato del rischio e della «tentazione di moltiplicare i conflitti sullo sfondo del bellicismo di Mosca». Il pericolo è che la guerra avanzi a macchia d’olio per questo l’urgenza per il presidente «è riuscire a fermare al più presto questa deriva». La parola d’ordine citata da Mattarella è «distensione». A questo proposito il presidente davanti al Consiglio d’Europa si è mostrato chiaro: «Helsinki e non Yalta: dialogo non prove di forza tra grandi potenze che devono comprendere di essere sempre meno tali». In ultimo l’invito è stato per lo stesso Consiglio d’Europa: «Prendiamo in prestito le parole della guerra fredda per vedere se ci possono aiutare a riprendere un cammino, pur faticoso che sia».

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