Concorso scuola, domande piene di «errori e ambiguità». Ecco i quesiti che hanno fatto polemica
I concorsi pubblici non hanno pace. Prima quelli deserti al Sud, con contratti di breve durata e stipendi inadeguati per professionisti di lungo corso, poi il Concorsone di Roma Capitale con domande formulate male e ambigue. Ora c’è anche il concorso sulla scuola in cui sarebbero stati inseriti quesiti con «molti errori e ambiguità» oltre a domande fuori programma e addirittura con refusi, come riporta oggi 29 aprile il Corriere della Sera. I quesiti nel concorso per l’assunzione di docenti nella scuola secondaria sarebbero di più rispetto ai due “ufficiali”, ammessi dal Miur. Massimo Arcangeli, linguista e professore universitario, da settimane raccoglie tutti gli errori (o presunti tali) del concorso scuola che potrebbero spingere centinaia di insegnanti a presentare ricorso alla giustizia amministrativa.
«Sono esempi di test che offendono l’intelligenza, la dignità, la professionalità di decine di migliaia di docenti alle prese con un concorso farsa», dice Arcangeli. Il Tar del Lazio nel 2008 ha precisato che «un sistema selettivo, quale quello utilizzato per l’ammissione su base nazionale per i corsi di laurea a numero programmato di medicina, basato su due domande errate e su un numero non trascurabile di domande non correttamente formulate, non può ritenersi idoneo a limitare il diritto allo studio e a porsi come giusto filtro delle aspirazioni professionali dei giovani candidati». A rincarare la dose il Tar della Campania: nel 2011 ha sostenuto che una selezione corretta dovesse garantire «certezza ed univocità della soluzione». Nessuna ambiguità. E, invece, in questo caso sarebbe successo di tutto.
I quesiti
Sette sarebbero gli errori individuati dal professore:
- Il primo: «Quali delle seguenti grandezze si può misurare in Kg/m3 nel Sistema Internazionale?». A parte «quali» che è evidentemente un refuso, la soluzione tra le risposte «energia cinetica», «volume specifico», «densità» e «peso specifico» sarebbe, per il ministero dell’Istruzione, la seconda. E, invece, per Arcangeli è la densità.
- La seconda: «Comincio a scrivere la prima frase, confidando per la seconda nell’onnipotenza divina». A quale autore e a quale libro appartiene questo “incipit”, questa prima riga? Chi ha scritto il quesito potrebbe aver confuso, però, l’inizio dell’opera – che è quella di Sterne – con il momento in cui la voce narrante si dichiara certa che il suo incipit sia il migliore di tutti gli inizi possibili.
- Il terzo. Un quesito su Ezio Raimondi, uno dei più grandi critici letterali del Novecento, che però non compare negli undici autori della storia della critica letteraria indicati nel bando di concorso.
- Il quarto. «Quale tra questi romanzi tratta il tema della guerra partigiana?». Bisognava scegliere tra «La ragazza di Bube» (Carlo Cassola), «Menzogna e sortilegio» (Elsa Morante), «Una questione privata» (Beppe Fenoglio) e Dialoghi con Leucò (Cesare Pavese). «Una questione privata», per chi ha scritto il quesito, era la risposta corretta (e il libro parla effettivamente della resistenza). Ma non sarebbe cos per Arcangeli la risposta sarebbe dovuta essere «La ragazza di Bube», romanzo resistenziale.
- Il quinto. «Cos’è il menù?» Secondo il selezionatore «una lista cronologica e dettagliata delle vivande che l’ospite andrà a consumare». L’unica risposta sensata per Arcangeli, invece, poteva essere «una lista cronologica e dettagliata delle vivande e bevande che l’ospite andrà a consumare».
- Il sesto. Il quesito chiede «quale sigla», e non quale espressione, non si riferisca «a una rete di telecomunicazioni». Tutte e quattro le sigle (ma il termine corretto sarebbe «acronimi»), però, corrispondono ad altrettanti reti di telecomunicazioni. Quindi nessuna delle quattro opzioni soddisferebbe la domanda.
- Infine, il settimo. «Nel romanzo “La Cognizione del dolore” di Gadda il protagonista Gonzalo è accusato di», chiede il selezionatore. Risposte: «mangiare smodatamente», «uccisione di una guardia», «fratricidio» e «matricidio». Il romanzo di Gadda, però, è rimasto incompiuto: la madre di Gonzalo sembrerebbe moribonda ma non morta. Se qualcuno, magari il figlio, avesse tentato di ucciderla, semmai avrebbe commesso un «tentato omicidio» e non un «matricidio» (ammesso sempre che sia stato Gonzalo a ridurre la madre in fin di vita). Quindi resta difficile, secondo Arcangeli, trovare una risposta corretta a questa domanda, che non può essere di certo «matricidio».
Foto in copertina di repertorio
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