Forza Nuova, scontro in aula sull’autorizzazione a muoversi verso la Cgil. Il racconto della Polizia: «In 25 contro migliaia di persone»
Procede a tappe forzate il processo nei confronti di Giuliano Castellino, Luigi Aronica, Roberto Fiore e altri accusati di devastazione e saccheggio della sede nazionale della Cgil, in corso Italia a Roma. E da oggi, 6 maggio, iniziano le audizioni in aula dei funzionari della Digos e della Polizia di stato che quel 9 ottobre si occuparono di gestire piazza del Popolo e, soprattutto, lo spostamento dalla piazza al sindacato.
La trattativa in piazza
Il racconto dei fatti è affidato prima di tutto al dirigente della Digos più alto in grado presente quel giorno in piazza, Luigi Cardarello. A trattare con la polizia è Luigi Aronica, ex Nar e ora attivista tanto di Forza Nuova quanto del movimento No Green pass. E, a differenza di quanto hanno dichiarato gli imputati durante gli interrogatori nel corso delle indagini, tutto appare programmato con cura. Come spiega il dirigente della Digos, ben prima che Giuliano Castellino, dal palco, lanci il grido «tutti alla Cgil», Luigi Aronica tenta la trattativa per lasciar muovere il corteo.
Cardarello chiarisce prima di tutto che «in molti anni di iniziative dell’estrema destra, era la prima volta che vedevo una partecipazione così numerosa»: «I manifestanti avevano dato il preavviso per una manifestazione di circa 1000 persone, statica, ma quel giorno se ne erano presentate almeno 12 mila. C’erano diverse anime del movimento no vax, anche una parte di estrema sinistra che però ad un certo punto si è allontanata verso il Lungotevere».
Gli uomini del Reparto mobile in piazza erano 311, più un certo numero dall’altra parte del centro storico, piazza della Bocca della verità, dove stando alle anticipazioni dei manifestanti avrebbe dovuto esserci la partecipazione maggiore. E invece alle quattro di quell’assolato pomeriggio, con piazza del Popolo piena di manifestanti, Luigi Aronica si avvicina per trattare lo spostamento in corteo verso la sede della Cgil: «Non avremmo comunque potuto autorizzarli noi. La decisione finale avrebbe dovuto essere presa dal capo di gabinetto della questura che era collegato con noi dalla sala operativa», dice il funzionario della Digos.
In ogni caso, prima che Castellino inizi a parlare dal palco, «alle 16.03» precisa Cardarello, Aronica propone per la prima volta di autorizzare la manifestazione a spostarsi verso la Cgil: «Inizialmente gli chiediamo di darci almeno mezzora di tempo per parlare con la questura e capire se sia possibile lo spostamento, ma venti minuti dopo Aronica si ripresenta. Dalle indagini successive, in particolare sul profilo social del No vax Nicola Franzoni, abbiamo capito che tutto era stato programmato almeno dalla mattina».
L’ex Nar è insistente, chiede che la questura si decida, «non li tengo più», dice. Il dirigente della Digos prova a rispondergli che il successo politico per loro c’è comunque, conferma che la decisione non è ancora stata presa, ma c’è poco da fare. Nell’arco di dieci minuti il leader di Forza Nuova di Roma, Giuliano Castellino, urla dal palco che bisogna andare «tutti alla Cgil» e la manifestazione si muove.
L’«uscita» dalla piazza non è del tutto sbarrata, per motivi di sicurezza, specifica Cardarello. E quando la Polizia cerca di chiudere il passaggio è ormai tardi. I manifestanti sono troppi e si muovono tutti insieme, in pochi minuti una buona parte di loro è fuori da piazza del Popolo pronta per andare verso la sede sindacale, mentre un altro gruppo «preme» verso il centro storico, in direzione del Parlamento. Anche la Polizia si divide per seguire i due blocchi.
Scontro in aula
Ma è alla testimonianza del funzionario Francesco Silvestri che si scalda il clima in aula. Silvestri è il poliziotto della Digos che ha firmato due note di servizio sui fatti di quel giorno, 9 ottobre. Nei documenti si dice che i manifestanti erano stati autorizzati a spostarsi «con un percorso dinamico» verso la sede della Cgil per incontrare il leader sindacale. E’ un particolare importante, sia dal punto di vista penale sia da quello politico: se la manifestazione è stata autorizzata a spostarsi verso la Cgil, è difficile parlare di un tumulto di piazza che ha messo in pericolo la democrazia.
In aula, però, il funzionario spiega che la manifestazione era autorizzata solo a uscire da piazza del Popolo e non a spostarsi verso il sindacato: «La notazione che ho fatto è sbagliata», aggiunge. Secondo questa versione dei fatti, dunque, i manifestanti potevano uscire da piazza del Popolo, verso il vicino piazzale Flaminio ma non arrivare al sindacato. Durante il percorso avrebbero tentato un diversivo: a metà della salita che va verso il sindacato una parte consistente della manifestazione si stacca per tornare verso il centro e verso Montecitorio.
«In pochi a difendere il sindacato»
La dispersione della manifestazione No vax guidata dai leader di Forza Nuova è l’altro elemento che diventa decisivo. Gli agenti presenti in piazza del Popolo sono già divisi tra quelli che hanno seguito il corteo diretto alla Cgil e quelli che si sono spostati verso Montecitorio. Quelli in direzione del sindacato, poi, si dividono di nuovo. Una parte dei manifestanti, infatti, a metà strada devia di nuovo verso il centro, seguita da un certo numero di agenti.
Sulla strada che porta alla Cgil rimane il capo del commissariato San Lorenzo, Moreno Fernandez, che avrebbe dovuto intervenire solo in caso di emergenza: «Avevo a disposizione di fatto 25 uomini, tra polizia e Guardia di finanza, con 6 mezzi blindati. L’ordine tassativo era di bloccarli – ha spiegato in aula lo stesso Fernandez – ma nei fatti arretravamo». A difesa della sede della Cgil, nel frattempo, c’erano 18 uomini dei carabinieri. Ed entrare nella sede era diventato, tutto sommato, semplice.
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