Simulazione nucleare e minaccia alla Nato: cosa c’è dietro il test dei supermissili russi a Kaliningrad
Il test di simulazione nucleare effettuato nella notte tra mercoledì e giovedì dalla Russia a Kaliningrad è un avvertimento nei confronti dell’Occidente e della Nato. Dall’enclave russo tra Polonia e Lituania Mosca ha voluto lanciare un segnale all’Europa e agli Stati Uniti. Anticipato, si potrebbe pensare, da quei talk show russi in cui si mostrava il nuovo missile Sarmat «in grado di colpire le capitali europee in 200 secondi». Con tanto di video che mostrava gli effetti di un possibile bombardamento. L’obiettivo primario è lanciare un segnale a Svezia e Finlandia, che hanno cominciato l’iter per l’adesione all’Alleanza Atlantica.
I missili Sarmat puntati sulle capitali d’Europa
E con quello secondario di mandare un segnale anche a Kiev. Come spiega oggi Gianluca Di Feo su Repubblica, secondo la dottrina russa sul nucleare le armi saranno usate in caso di “pericolo vitale per la nazione”. E uno di questi pericoli è un’offensiva sul territorio russo. Lanciata magari proprio da Kiev, che in questi mesi ha attaccato Belgorod e ha costretto Mosca a mettere in azione i sistemi di difesa anti-razzo. Secondo il quotidiano il Cremlino ha ormai messo in campo tutto il suo arsenale convenzionale di cannoni, razzi, tank e missili senza scalfire la determinazione di Kiev a resistere. Di fronte a un attacco sul proprio territorio molti analisti ritengono che Putin sarebbe spinto a prendere in considerazione lo scenario più terribile: un attacco nucleare “dimostrativo”.
Attraverso quella che si definisce come una testata “tattica”, con un’energia distruttiva simile a quella della bomba di Hiroshima, scagliata contro una cittadina minore dell’Ucraina. E ancora: lo stesso ministero della Difesa russo ha sottolineato che le unità di combattimento impiegate hanno simulato operazioni in condizione di contaminazione da radiazioni e chimiche. Questa è una delle circostanze previste in caso di allerta nucleare. Le esercitazioni hanno anche simulato diversi lanci di missili in situazioni di attacco. Per questo le forze armate russe hanno effettuato attacchi singoli e multipli verso obiettivi come aeroporti, infrastrutture di difesa e armi. E dopo i lanci elettronici un centinaio di soldati ha effettuato un cambio di posizione per evitare un contrattacco di rappresaglia. Esattamente come quello che ci si aspetta in caso di attacco.
Il problema della Nato
Ma, spiega oggi il Corriere della Sera, negli Stati Uniti si spiega la decisione dei russi soprattutto con la volontà di intimorire Finlandia e Svezia. Ovvero i due paesi oggi disposti a rinunciare alla loro storica neutralità per entrare nell’Alleanza Atlantica. E anche a combattere, come ha assicurato il ministro del Commercio Estero Skinnari. Nelle scorse settimane, spiega il quotidiano, il Cremlino aveva fatto sapere ai governi di Helsinki e di Stoccolma «che non saranno più al sicuro se entreranno nell’Alleanza Atlantica». Ma il Mar Baltico è stato finora relativamente risparmiato dalle tensioni tra Occidente e Russia. E questo perché si tratta di un’area comunque strategica: da lì passa gran parte del greggio russo esportato in Europa.
La Svezia ha già alzato il livello di allerta del suo esercito e della sua marina, rafforzando le difese delle Isole Gotland, a metà strada tra Kaliningrad e San Pietroburgo. D’altro canto i russi hanno cominciato già da tempo a utilizzare armi sempre più potenti e costose nella guerra con Kiev. Come i missili ipersonici Kinzhal, che hanno colpito un deposito di armi nel sud-ovest dell’Ucraina, a 100 km dal confine con la Romania. Dispositivi in grado di eludere le difese anti-aeree e mai utilizzati prima in un teatro di guerra. Per questo Mosca ha poi mostrato al mondo il super-missile Sarmat, in grado di colpire gli Stati Uniti. Putin dal Cremlino ha seguito in diretta il test effettuato sul Mar Bianco. Sia il Sarmat che il Kinshal possono trasportare testate atomiche.
Foto copertina da: Corriere della Sera
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