Zagarolo dice no alla cerimonia in piazza con la «Z» dell’invasione russa. Il Pci: «Era una provocazione»
Alla fine non ci sarà, in piazza a Zagarolo (Roma), la cerimonia di commemorazione dei soldati dell’Unione sovietica che combatterono con i partigiani. L’evento, organizzato per domenica 8 maggio in questa piccola cittadina di 18 mila abitanti, dal titolo «Festa della Vittoria – L’Unione Sovietica libera l’Europa dal nazifascismo», non si terrà. Ormai è ufficiale. La bufera era scoppiata dopo che sul manifesto (mai stampato ma diffuso sui social), creato dalla sezione del Pci Monti Prenestini-Casilina, era stata inserita anche una «Z» di Zagarolo che, però, ricalcava chiaramente il simbolo dell’invasione russa in Ucraina. Inizialmente dal Partito comunista hanno negato l’accostamento, dicendo che non si trattasse affatto di una provocazione e che nulla c’entrasse con la guerra, poi però hanno fatto dietrofront, parlando effettivamente di provocazione.
Zagarolo adesso «è piena di giornalisti e telecamere, non si sarebbero mai interessati di noi senza quella Z», ha raccontato Daniele Baccarini del direttivo della sezione Pci Aldo Bernanrdini a Mauro Evangelisti e Massimo Sbardella per Il Messaggero. «Mica siamo a favore di Putin, questo lo dite voi giornalisti», ha tuonato. Lucia Addario, segretaria della sezione, ha aggiunto: «Ma mo’ non si può usare la Z? Allora diciamo che quella «Z» sta per Zingaretti, così va bene?». Insomma, non si dicono filo putiniani ma il post in cui si annuncia l’evento dà tutt’altra impressione.
«Siamo per la pace, volevamo solo attirare l’attenzione»
Quella «Z», infatti, con i colori della Croce di San Giorgio, che assomiglia molto a quella usata in queste settimane in Ucraina, non è piaciuta a nessuno. La prima cittadina di Zagarolo, Emanuela Panzironi (Pd), infatti, ha negato l’autorizzazione all’evento per motivi di ordine pubblico. Teme contestazioni ma anche l’arrivo di simpatizzanti filo putiniani. Nello specifico, era prevista un’iniziativa presso il Sacrario dei caduti sovietici con tanto di dibattito e pranzo. L’aspetto più curioso di questa vicenda è che a pensare a quella grafica tanto contestata sarebbe stato il «Dipartimento comunicazione informazione e propaganda» del Partito comunista di questa piccola cittadina. «La nostra è una provocazione, noi siamo per la pace. Il Dipartimento ha realizzato graficamente il volantino in quel modo per attirare l’attenzione», hanno spiegato.
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