Cina, senza la strategia zero-Covid «più di 1,5 milioni di morti entro settembre» – Lo studio su Nature
Se la Cina abbandonasse la strategia «zero-Covid» il sistema sanitario sarebbe sopraffatto dalle infezioni e morirebbero 1,55 milioni di persone entro settembre. A dirlo è uno studio della Fudan University di Shanghai, pubblicato su Nature Medicine e già sottoposto a peer-review. La ricerca attribuisce le conseguenze catastrofiche di un potenziale allentamento delle misure al basso tasso di vaccinazione della popolazione, troppo vulnerabile all’ondata della variante Omicron che sta travolgendo il Paese. La Cina, in ogni caso, non ha alcuna intenzione di tornare sui propri passi: in un discorso tenuto la scorsa settimana, il leader del Partito comunista cinese Xi Jinping ha ribadito la «piena validità» della durissima strategia adottata finora, che costringe milioni di persone in lockdown nonostante i casi registrati in tutto il Paese, oggi 11 maggio, siano 1.905. Il focolaio maggiore continua a essere Shanghai, i cui cittadini sono ormai in quarantena da più di due mesi.
Ieri, 10 maggio, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva giudicato la politica «zero-Covid» della Cina «non sostenibile», e aveva esortato il governo ad adottare una strategia diversa. Ma il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, che ha risposto in nome del Partito, ha invitato l’Oms a evitare «dichiarazioni irresponsabili» e a guardare alle politiche anti-Covid della Cina «in modo obiettivo e razionale», anche se si differenziano da quelle degli altri Paesi «che sostengono l’immunità di gregge e le politiche rilassate».
Lo studio
I ricercatori hanno sviluppato un modello matematico per simulare l’andamento della pandemia in assenza delle stringenti misure di controllo attuali, che prevedono, oltre alla soluzione drastica del lockdown già adottata in numerose città, test di massa e migliaia di persone in isolamento nelle strutture adibite o dentro le loro abitazioni, sempre strettamente sorvegliate. L’analisi ha incrociato diversi dati: i tassi di vaccinazione, l’efficacia dei vaccini e la loro capacità di prevenire infezioni e casi gravi nelle diverse fasce di età, le caratteristiche della variante Omicron.
I risultati sono catastrofici: l’allentamento delle misure potrebbe causare, in soli quattro mesi, 112 milioni di casi sintomatici, 5,1 milioni di ricoveri, 2,7 milioni di accessi in terapia intensiva e 1,55 milioni di decessi, il 74 per cento dei quali tra le persone non vaccinate over 60. Il sistema sanitario collasserebbe: nel momento di picco sarebbero necessari circa 1 milione di posti letto in terapia intensiva, oltre 15 volte in più dei 64 mila attualmente disponibili, mentre nei reparti dedicati a malattie infettive o respiratorie i positivi al Covid-19 occuperebbero 1,57 milioni di posti letto, la metà di quelli disponibili.
Strategie alternative: più vaccini
«Riteniamo che il livello di immunità indotto dalla campagna di vaccinazione del marzo 2022 sarebbe insufficiente per prevenire un’ondata di Omicron», scrivono i ricercatori, che sottolineano come la situazione potrebbe essere evitata se le autorità implementassero l’accesso ai vaccini e agli antivirali, «continuando a mettere in atto gli interventi non farmacologici». Lo studio suggerisce al governo cinese di tenere in considerazione questi fattori nello sviluppo delle future strategie di contrasto al virus. Gli ufficiali sanitari sembrano essere d’accordo con lo scenario descritto dai ricercatori: al momento è impossibile allentare le misure, sia per la scarsa copertura vaccinale, sia per la resistenza del sistema sanitario, le cui risorse sono mal distribuite all’interno del Paese. Il governo continua a sostenere che la strategia «zero-Covid» sconfiggerà anche la variante Omicron.
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