Che cos’è la legge Salvamare, e cosa cambia nella lotta ai rifiuti nei porti e sulle spiagge
Dopo il via libera di aprile alla Camera, arriva anche l’ok del Senato sulla Legge Salvamare, che permette ai pescatori di portare sulla terraferma i rifiuti recuperati accidentalmente in mare. È stata approvata in via definitiva con 198 “Sì”, nessun contrario e 17 astenuti. La legge, che è arrivata per la prima volta alla Camera nel 2019, venne presentata dal ministro dell’Ambiente di allora, Sergio Costa, che oggi si è detto «felicissimo, emozionato e commosso».
Cosa cambia?
La legge Salvamare permette ai pescatori di portare nei porti la plastica che recuperano accidentalmente in mare con le reti durante la pesca. Le autorità portuali sono da oggi obbligate a prenderla e farsene carico in apposite isole ecologiche, per poi riciclarla. Prima i pescatori dovevano ributtarla in mare, altrimenti rischiavano una denuncia penale per trasporto illegale di rifiuti. Le regole valgono anche per i laghi e i fiumi. Inoltre, la legge prevede anche l’avvio di campagne di sensibilizzazione e di attività di educazione ambientale nelle scuole e tra i cittadini. In riferimento a questo, Costa ha detto: «Prima era possibile, ma non obbligatorio. Da adesso sì. Inoltre, tutte le scuole dovranno fare raccolta differenziata, con l’aiuto degli studenti».
La stima: così meno 30 mila tonnellate di rifiuti in mare
Se la flotta da pesca in Italia portasse a terra tutti i rifiuti che salgono con le loro reti, si stima che in 10 anni il mare si libererebbe da almeno 30 mila tonnellate di rifiuti. A riferirlo è l’Associazione Fedagripesca-Confcooperative.
I nodi ancora da sciogliere
Secondo l’associazione ambientalista Wwf, la legge non ha ancora risolto alcune problematiche legate alla gestione delle biomasse vegetali. «Non viene posto freno alla cattiva gestione della posidonia oceanica spiaggiata che – spiegano -, che rappresenta un elemento essenziale per la biodiversità degli ecosistemi costieri e garantisce una protezione naturale dall’erosione costiera». L’associazione ha mosso inoltre una critica alla scelta di togliere l’articolo 12, che avrebbe introdotto disposizioni in materia di prodotti che rilasciano microfibre in plastica che inquinano i mari.
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