Petrocelli, l’attacco di Faraone (Italia Viva): «Grave che i 5 stelle si riuniscano per decidere il nuovo presidente senza consultare la maggioranza»
Il futuro post Petrocelli della travagliata commissione Esteri del Senato è nuovamente in salita. Stavolta, il problema principale è il candidato con cui il Movimento 5 stelle, almeno informalmente, ha fatto capire di voler sostituire il presidente dimissionato: Gianluca Ferrara, vicepresidente del gruppo, che in un passato anche recente ha espresso posizioni apertamente critiche con gli Usa. Sebbene lui assicuri che il sostegno al fronte che si è schierato a favore dell’Ucraina è incondizionato, i dubbi sul suo nome aumentano, nella maggioranza e in parte anche tra gli M5s. Nella maggioranza, il partito più esplicito è Italia Viva. E Davide Faraone, presidente del gruppo Iv-Psi, spiega in poche battute il punto.
Senatore, perché dite no al nome di Ferrara? Lui assicura che, nonostante le posizioni critiche sulla Nato e gli Usa, avrebbe una funzione di garanzia, condanna l’aggressione di Putin e ha sempre votato con la maggioranza. Non basta?
«In quale articolo del regolamento del Senato sta scritto che la Presidenza della commissione Esteri spetti al M5s? Le dirò di più: visto il grande regalo che ci hanno fatto con Petrocelli è già tanto che non abbiamo messo il veto su uno di loro. Sfiduciare un presidente di commissione è stato un atto forte che tutti ci saremmo evitati. Vogliamo evitare di doverlo ripetere, trovandoci di nuovo con una figura inadatta ad un ruolo così delicato nel momento attuale? Ma le pare che i grillini si riuniscono tra loro e poi indicono una specie di click day alla loro maniera per scegliersi il Presidente? Come se la commissione fosse una cosa loro ed il Senato pure, ma in che mondo vivono? Un po’ di rispetto per tutti noi».
Si può mediare su qualche altro nome dei Cinque stelle?
«Si riunisce la maggioranza e si decide, così come abbiamo chiesto noi di Italia Viva, senza pretese e senza pensare che un partito possa reclamare un diritto e gli altri no. Qui conta la politica e serve un presidente che non sbandi rispetto agli impegni internazionali che prende e che prenderà il nostro governo. Sicuramente, poi, se mi dice se possiamo accettare altri nomi del M5s le dico: dipende. Conte e Di Maio non dicono le stesse cose sulla guerra in Ucraina. Forse il partito che esprime il ministro degli Esteri dovrebbe fare un po’ di chiarezza».
Deve essere sempre un nome di maggioranza?
«Sicuramente, ma viste alcune prese di posizioni di queste settimane, quando diciamo maggioranza possiamo dire tante cose diverse. Invece serverebbero più coesione e molta meno demagogia».
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