Caso Petrocelli, domani i nuovi membri della commissione Esteri. Ma la maggioranza è divisa sul successore
Entro la prossima settimana, la nuova commissione Esteri del Senato post Petrocelli sarà funzionante, assicurano da più parti. Al momento, l’elezione del nuovo presidente è prevista per martedì. Ma dopo la defenestrazione del presidente quasi ex Cinque stelle (che dovrebbe essere espulso sempre la prossima settimana) e a poco tempo dalla riunione dei nuovi commissari, non c’è accordo sul successore. Soprattutto, manca l’intesa all’interno del partito, il Movimento Cinque stelle appunto, che punta a confermare la guida della commissione, in modo da mantenere l’attuale equilibrio parlamentare. La divisione riguarda prima di tutto il vicepresidente del gruppo, Gianluca Ferrara, noto per aver sempre criticato duramente la Nato e gli Stati Uniti, che sulla carta sarebbe il candidato designato anche nel corso di una prima riunione interna. Le sue posizioni molto critiche sull’America gli hanno però già guadagnato il veto, sebbene con un unico membro della commissione, di Italia Viva. Il diretto interessato stamattina è intervenuto più volte per dire che chi lo definisce filo Putin lo «diffama»: «Nel 2019 ho criticato le sanzioni alla Russia, in quanto dannose per l’economia italiana. Ricordo che questa era la posizione ufficiale del governo italiano e della maggioranza parlamentare».
Nonostante i dubbi registrati, anche all’interno del partito, Ferrara non tira indietro il suo nome: «In tempo di guerra o stai da una parte o stai dall’altra, tertium non datur. Le mie posizioni critiche – spiega – verso la politica estera degli Stati Uniti e della Nato, in particolare rispetto alle guerre in Iraq, Afganistan e Libia, non significano assolutamente che io sostenga in alcun modo la folle aggressione militare ordinata da Putin. Se avrò l’onore e l’onere di presiedere la commissione Esteri del Senato, a maggior ragione manterrei una posizione super partes di massima garanzia nei confronti di tutte le posizioni politiche». Non è chiaro se queste parole riusciranno a convincere il resto della maggioranza. Se il Pd ha detto che sosterrà la scelta del Movimento qualunque essa sia, Davide Faraone di Italia Viva ieri ha posto il problema: «Non vale il principio ereditario. Non possiamo rischiare di trovarci un altro Petrocelli alla guida di un organismo così strategico e delicato nella fase attuale».
E oggi è arrivata una nuova nota di Italia Viva: «Italia Viva ha chiesto che si tenga il prima possibile una riunione di maggioranza in Senato per discutere chi indicare come presidente della commissione Esteri. Ruolo delicatissimo nella fase attuale che deve garantire il rispetto degli impegni internazionali presenti e futuri del Paese. Italia Viva trova altresì singolare che ieri il M5S si sia riunito per designare il successore di Petrocelli». Insomma il messaggio sembra essere che, soprattutto se il candidato dei Cinque stelle dovesse essere Ferrara, la commissione potrebbe concordare sulla nomina di qualche altro presidente. A meno che gli stessi M5s non concordino su un nome considerato più moderato, ad esempio il contiano Ettore Licheri, che ha sostituito Alberto Airola.
Qualche segnale potrebbe arrivare dalla nuova composizione della commissione. Fino alla mattina do oggi, 12 maggio, alla presidenza del Senato erano state mandate le nomine di Forza Italia, Italia Viva, Autonomie e Gruppo misto, mentre mancano quelle di Cinque stelle, appunto, Lega e Pd che però ha annunciato di voler confermare tutti gli uscenti. C’è tempo fino a domani, 13 maggio, a mezzogiorno. Poi la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, convocherà la commissione che procederà ad eleggere il nuovo presidente.
In evidenza, Vito Petrocelli in Senato | Foto Ansa
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