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Disturbi alimentari, istinti suicidi e dipendenze: la prima ricerca Iss sugli effetti della pandemia tra i giovani

13 Maggio 2022 - 14:59 Giada Giorgi
«Delusi dagli adulti, non hanno sentito riconosciuta tutta la fatica che stavano affrontando», spiega lo studio, confermando l'allarme di associazioni e famiglie

È la prima ricerca a carattere scientifico e su scala nazionale che fornisce il quadro dettagliato delle conseguenze che la pandemia da Covid-19 ha provocato in due anni su bambini e ragazzi. Diffuso dall’Istituto superiore di sanità, dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, lo studio dal titolo Pandemia, neurosviluppo e salute mentale di bambini e ragazzi conferma il quadro che da mesi associazioni e famiglie hanno disegnato, nel tentativo di attirare l’attenzione su una vera e propria emergenza sanitaria. «Problemi di neuro sviluppo e di salute mentale rischiano di diventare cronici e diffondersi su larga scala», spiega l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, riferendosi a quanto emerso dalla ricerca effettuata. I più di 90 esperti consultati nell’analisi, tra neuropsichiatri infantili, pediatri, assistenti sociali, psicologi, pedagogisti e docenti hanno portato alla luce precise emergenze legate ai più piccoli.

La ricerca

La Cabina di regia dello studio si è concentrata sull’analisi di tre grandi gruppi di giovani:

  • coloro che prima della pandemia non soffrivano di problemi di salute mentale al fine di verificarne l’insorgenza
  • bambini e ragazzi con disturbi neuropsichici o vulnerabilità preesistenti che potrebbero averne sperimentato un peggioramento
  • bambini e ragazzi con disabilità o disturbi neuropsichici gravi che hanno subìto l’interruzione o il parziale funzionamento delle attività e degli interventi terapeutici in fase pandemica

Un altro criterio guida sono state quattro specifiche fasi temporali:

  • il lockdown totale
  • l’estate 2020
  • la seconda ondata autunnale di Covid-19
  • il periodo compreso tra gennaio e novembre 2021

«La ricerca mira anche», spiegano gli esperti nello studio, «a verificare l’incidenza della pandemia sul neurosviluppo e sulla salute mentale dei bambini e dei ragazzi nelle diverse aree del Paese, analizzando quelle in cui la sua diffusione, le restrizioni e le erogazioni “a singhiozzo” delle attività scolastiche, cliniche e di supporto sono state più ingenti». E ancora: «A verificare una eventuale relazione con la maggiore o minore presenza nei territori dei servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (NPIA), di riabilitazione dell’età evolutiva, quelli consultoriali, psicologici, socio-assistenziali, educativi e legati alle professioni di aiuto in favore delle persone di minore età in generale, nonché alla loro capacità di riorganizzarsi per rispondere all’emergenza».

Tra le prime emergenze disturbi alimentari, istinti suicidi e autolesionismo

Le emergenze principali emerse dallo studio nazionale sono legate a disturbi che durante le quattro fasi temporali citate sopra si sono manifestati con più frequenza e intensità. Al primo posto della piramide ci sono i disturbi del comportamento alimentare. Un’epidemia silenziosa che Open racconta nel reportage Anime Affamate e che l’Iss ora conferma essere l’emergenza più preoccupante tra i giovani. «I disturbi e sintomi più frequentemente riportati sono i disturbi del comportamento alimentare, l’ideazione suicidaria (tentato suicidio e suicidio), gli episodi di autolesionismo, le alterazioni del ritmo sonno-veglia e il ritiro sociale», spiega il report.

REPORT ISS| Pandemia, neurosviluppo e salute mentale di bambini e ragazzi

È stato anche evidenziato come l’esordio dei disturbi citati in pandemia o il loro peggioramento varino in funzione dell’età e della fase della pandemia. I soggetti più colpiti sono i preadolescenti e gli adolescenti, in special modo coloro «che si trovano nelle fasi di transizione scolastica e quindi di cambiamento dell’ambiente relazionale di riferimento». Una fascia che coinvolge i ragazzi che si apprestano ad iniziare la prima classe della scuola secondaria di primo e secondo grado e il primo anno di università. Il report continua: «Hanno manifestato disagi ancora più severi i preadolescenti e adolescenti con disabilità, quelli provenienti da situazioni di svantaggio socio-culturale ed economico e quelli provenienti da percorsi migratori».

«Aumento di sostanze psicoattive, cannabinoidi e alcol»

Un altro capitolo del report è quello dedicato alle dipendenze. La ricerca nazionale riporta un aumento «delle richieste d’aiuto spontanee per l’uso di sostanze psicoattive, cannabinoidi, alcool e malessere psico-fisico dovuto ad un riassestamento delle routine di abuso a causa del lockdown». La ricerca menziona studi congiunti che evidenziano anche «un abbassamento dell’età nel consumo di droghe pesanti (eroina e cocaina) sotto i 14 anni e l’uso di sostanze sintetiche o di colla, a partire dagli 8 anni. L’aumento generale legato alle dipendenze viene ricondotto dagli esperti a due principali fattori:

  • la crescita effettiva dei consumi, facilitato dalle sempre maggiori possibilità di reperimento su internet e consegna a domicilio delle sostanze
  • la crescita di segnalazioni da parte dei genitori, «che si sono ritrovati fisicamente più vicini ai figli e hanno avuto modo di rendersi maggiormente conto dei loro problemi di dipendenza».

«La scuola non ha saputo riconoscere loro i giusti meriti»

Dad, quarantene, lezioni a singhiozzo, spesso mal gestite. L’equilibrio mentale di bambini e ragazzi ha dovuto tener testa anche all’impatto dell’emergenza sulla scuola. «Una delle criticità più rilevanti», spiega il report, «è stata la scarsa gestione dell’incertezza e dei passaggi tra attività in presenza e quarantene. Ogni quarantena ha colto di sorpresa le classi, come la prima volta, e richiesto tempi lunghi per la riorganizzazione delle attività a distanza». E ancora: «La percezione di sfiducia negli adulti e nelle istituzioni da parte degli adolescenti, a causa dell’incertezza e delle varie modalità di gestione della DAD introdotte dagli insegnanti, nonché a causa dell’aumento della pressione prestazionale, è aumentata in corrispondenza dell’allentamento delle misure di prevenzione dell’infezione da Covid-19».

Gli esperti spiegano come i giovani abbiano percepito un mancato riconoscimento del loro contributo: «In particolare non hanno sentito riconosciuta la fatica che stavano affrontando con la rinuncia alla scuola in presenza, e la loro partecipazione allo sforzo collettivo per garantire la sicurezza della comunità. Gli adulti sono stati visti come stanchi e fragili, talmente preoccupati da quanto stava succedendo, della portata degli impatti generati dalla pandemia e delle misure di contenimento, da prestare meno attenzione al mondo di bambini e ragazzi».

REPORT ISS| Pandemia, neurosviluppo e salute mentale di bambini e ragazzi

«Non c’è tempo da perdere»

Dopo i preoccupanti esiti della ricerca, l’Autorità garante ha formulato una serie di raccomandazioni in materia di neurosviluppo, salute mentale e benessere psicologico di bambini e ragazzi. L’appello è rivolto al Parlamento, al Governo, Regioni, Comuni, istituzioni scolastiche e organismi di promozione sociale e del terzo settore affinché si adoperino per piani educativi comuni e di reale impatto sull’emergenza sanitaria delle nuove generazioni. «Tra le raccomandazioni c’è innanzitutto la necessità che le azioni di programmazione, prevenzione e cura superino la frammentarietà regionale e locale», spiega la presidente Garlatti.

«La fase post pandemica può essere un’occasione straordinaria per farlo e in generale per migliorare il sistema. Ma non c’è tempo da perdere». E aggiunge: «Vanno previste adeguate risorse per i servizi, fornite risposte specifiche in base all’età, va garantito un numero di posti letto in reparti dedicati ai minorenni e istituiti servizi di psicologia scolastica in modo da attivare un collegamento tra scuola e territorio. È altrettanto importante operare un cambiamento culturale intervenendo sul ruolo educativo e sulla promozione del dialogo intergenerazionale».

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