«Vi spiego perché per l’indipendenza dal gas russo servono ancora tre anni»
Servono almeno tre anni per costruire i rigassificatori per dare all’Italia l’indipendenza energetica dal gas russo. Lo spiega oggi in un’intervista a Repubblica l’ex presidente e amministratore delegato di Snam Carlo Malacarne, che svela anche come mai anche se gli ucraini hanno chiuso gli accessi e Mosca ha bloccato i flussi in arrivo in Polonia la quantità di gas all’interno della Ue è rimasta la stessa: «L’Europa si è dotata per tempo di “interconnessioni” grazie alle quali possiamo gestire le emergenze. In pratica, ci sono gasdotti realizzati non per l’importazione di gas, ma per mettere in rete tutte le infrastrutture, così da spostare il gas dove serve o dove manca. Un politica iniziata nel biennio 2014-2015, quando abbiamo capito l’importanza crescente del Gnl, il gas naturale liquefatto trasportato via nave».
Malacarne però spiega che manca ancora qualcosa per riuscire ad affrontare questo tipo di crisi: gli stoccaggi comuni. «Sono importanti perché potrebbero costituire una dote da 40 miliardi di metri cubi da utilizzare non tanto per raffreddare i prezzi nei mesi di picco quanto per avere una riserva strategica di fronte a crisi geopolitiche». Mentre per il resto abbiamo bisogno di tempo: «Per un rigassificatore sulla costa tre anni a essere bravi. Per riadattare una nave meno, un paio di anni a meno di avere velocemente i permessi. In questo caso, il problema in più è che le navi di questo tipo in giro per il mondo non ce ne sono tante e per costruirle servirebbero comunque 2-3 anni».
La cosa positiva è però che di tempo «e ha bisogno anche la Russia. Non credo farà mai la mossa di chiudere del tutto i rubinetti se non lo fa la Ue: prima deve trovare il modo di mandare il suo gas verso altri mercati. E anche il modo: stanno costruendo un nuovo gasdotto che la collega alla Cina, ma arriverà fra un paio di anni e via nave devono spedirlo dall’Artico e anche loro non hanno tante navi».
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