Separazioni e violenza: nel 96% dei casi il giudice non prende nemmeno in considerazione le accuse delle donne – Lo studio
Le accuse di violenza domestica, anche sui figli, si fermano fuori dalle aule di tribunale che decidono su affidamento e separazione. Perché il giudice nella quasi totalità dei casi, il 96%, non acquisisce neppure gli atti per verificare di che tipo di accuse si parli. E dire che il fenomeno, almeno stando alle denunce delle mogli e madri, è particolarmente diffuso: si cita, allegando documentazione, la violenza domestica, nel 34,7% delle cause giudiziali di separazione con affido e nel 34,1% dei procedimenti minorili sulla genitorialità. Nel 28,8% dei casi si specifica che le aggressioni sono contro i figli, bambini e ragazzi. Sono alcuni dei dati, clamorosi, contenuti nella ultima relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere del Senato, presentata questa mattina a palazzo Madama, con la partecipazione della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, il ministro della Giustizia Marta Cartabia, il presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato e della presidente della stessa Commissione, Valeria Valente.
L’analisi sul fenomeno detto di “vittimizzazione secondaria” è stata fatta a partire direttamente dalle cause giudiziarie. Sono stati esaminati sia i procedimenti di separazione giudiziale di coppie con figli, sia i procedimenti sulla responsabilità genitoriale presso i tribunali per i minorenni. Nel primo caso sono stati presi 569 dei 2089 procedimenti iscritti a ruolo tra marzo e maggio 2017, nel secondo 620 fascicoli dal totale di 1452 iscritti nel solo marzo 2017, più altri fascicoli e 36 casi emblematici, per un totale di 1447 fascicoli. “Per la prima volta il fenomeno della vittimizzazione secondaria viene indagato e quantificato in modo scientifico e per la prima volta, dati alla mano, si ricostruisce il percorso della violenza contro le donne e i minori nelle aule dei tribunali, anche attraverso i pregiudizi e gli stereotipi di cui sono vittime”, ha dichiarato la presidente Valente.
La mancanza di riferimenti alle violenze riguarda anche le sentenze. La commissione del Senato ha notato che, quando sono presenti “allegazioni” che ne parlano, nel 57,9% dei casi la sentenza comunque non le nomina. Il riferimento c’è nel 21,1% delle cause, ma nel 18,6% se ne parla in termini di “conflitto in famiglia”. Restano fuori dai tribunali anche i bambini soggetti dell’affido, non vengono ascoltati nel 69,2% dei casi e, quando avviene, a sentirli sono gli operatori dei servizi sociali. Solo nel 7,8% delle cause esaminate è il giudice a sentire direttamente i figli.
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