L’ex comandante dei mercenari Wagner: «La guerra? Assurda. Putin manda a morire i suoi soldati»
Marat Gabidullin, 50 anni, ex dell’aeronautica russa ed ex comandante del Wagner Group, il gruppo di mercenario finanziato dall’oligarca Evgheny Prigozhin, vicino a Putin, ha scritto un libro: “Io, comandante di Wagner”. In un’intervista rilasciata oggi a La Stampa racconta la sua verità sull’«assurda guerra in Ucraina» e su Putin che «manda a morire i nostri uomini»: «Non c’è training, non c’è coordinamento delle azioni. Lo si è visto anche all’Isola dei Serpenti. Le vittorie in Siria furono dovute principalmente ai morti della Wagner, mentre i generali del Cremlino si fanno belli e vengono promossi. Ma l’Isis non aveva artiglieria, droni turchi, mezzi corazzati. In Ucraina è tutto completamente diverso». L’autore dell’intervista Jacopo Iacoboni chiede a Gabidullin di spiegare perché nel canale Telegram di Wagner si racconta della ritirata dei russi da Snake Island e delle navi colpite dagli ucraini: «Uno, evidentemente gli è permesso, si prendono un certo grado di libertà. E due, mandano, diciamo così, degli avvisi, un memento ai dirigenti russi: signori, ricordatevi che noi siamo qua, stiamo combattendo per voi». Poi critica i generali di Mosca per la previsione di una “guerra lampo”: «Pensavano a una guerra veloce, ma avevano cattiva intelligence sull’Ucraina. Non erano preparati, erano male informati. Tre giorni dopo l’inizio della guerra quel c… di Lukashenko – che non è russo ma parla solo su mandato di Mosca – fece un’intervista a Solovyov per dire che la Russia avrebbe vinto in tre giorni, “perché di là non c’è nessuno a fronteggiarli”. Che c…». Infine, una previsione su come finirà l’invasione dell’Ucraina: «Credo che sia un errore tragico. Non si poteva assolutamente attaccare l’Ucraina, sono nostri fratelli. Questa guerra va contro qualunque senso, contro il popolo ucraino, ma anche contro quello russo, sarà la rovina dell’economia e dello stato russo. So che la guerra sarà lunga. E so che se i russi riuscissero a tenere i confini degli oblast di Donetsk e Lugansk, si fermerebbero: non perché vogliono, ma perché non hanno assolutamente le forze per andare oltre. Ma hanno le forze per tenere eventualmente Cherson, Mariupol, Melitopol, Berdyansk? Da quello che mi dicono i miei compagni, no».
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