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Embargo Ue al petrolio russo, la Bulgaria si oppone ma si smarca da Orban: «Non possiamo aderire. Ma siamo contro la Russia»

Kiril Petkov
Kiril Petkov
Il premier bulgaro ha ribadito l'impegno del suo Paese nell'applicazione delle sanzioni finora varate dall'Ue contro la Russia

Sulla strada già in salita nella trattativa per l’embargo del petrolio russo da parte dell’Ue si rimette di traverso la Bulgaria, che oggi 16 maggio ha ribadito di non poter aderire al nuovo pacchetto di sanzioni europee contro la Russia rinunciando alle importazioni di greggio da Mosca. Incontrando il premier olandese Mark Rutte, il capo del governo di Sofia, Kiril Petkov, ha ribadito che la Bulgaria non ha le possibilità per aderire all’embargo: «in quanto la nostra unica raffineria purtroppo funziona solo con un mix di petrolio degli Urali». Per questo, ha spiegato Petkov «vorremmo far parte delle eccezioni finché non avremo altre possibilità infrastrutturali». Petkov ci ha tenuto comunque a ribadire che la posizione bulgara non è politica, ma meramente economica, visto che finora il suo Paese: «ha dato il suo importante apporto per fermare i flussi di denaro verso Putin, rifiutandosi di pagare il gas naturale russo in rubli».

L’opposizione dell’Ungheria all’embargo del petrolio russo

Posizione ben più politica invece l’aveva espressa l’Ungheria con il ministro degli Esteri Peter Szijjarto, secondo cui per riuscire a rinunciare al petrolio russo Budapest sarebbe costretta a «modernizzare le infrastrutture energetiche». Una richiesta accompagnata anche da una stima dei costi, che secondo il governo di Viktor Orban oscillano tra i 15 e i 18 miliardi di euro: «Gli ungheresi si aspettano una proposta» dalla Commissione europea, ha aggiunto il ministro ungherese.

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