Il collettivo di hacker filorussi Killnet dichiara guerra a 10 Paesi tra cui l’Italia: «È ora di distruggervi» – Il video
Il collettivo di hacker Killnet ha annunciato un attacco globale dichiarando ufficialmente guerra a Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Germania, Lituania, Romania, Estonia, Lettonia, Polonia e Ucraina. Il video diffuso dal gruppo anonimo filorusso è stato ripreso dai media di Mosca su Twitter e su Telegram. «Oggi dichiariamo ufficialmente la guerra informatica ai governi di 10 Paesi. Per due mesi abbiamo ricercato Stati che supportano i nazisti e la russofobia. È ora di distruggerli. I cittadini pacifici di questi Paesi non sono in pericolo. I governi di questi Paesi saranno liquidati», così recita il videomessaggio del collettivo, elencando tutti i nomi dei Paesi che verranno presi di mira. Il videomessaggio è stato diffuso sul canale Telegram “We are Killnet“.
May 16, 2022
pic.twitter.com/vqMPEVvhkE— TJ (@tjournal) May 16, 2022
L’attacco al sito della Polizia di Stato italiana
Il collettivo ha smentito ulteriormente il coinvolgimento negli attacchi per sabotare l’Eurovision Song Contest. Quello che però ha rivendicato è l’attacco al sito della Polizia di Stato italiana. «Secondo i media stranieri», avevano scritto a riguardo poche ore fa, «il Killnet ha attaccato l’Eurovision ed è stato fermato dalla polizia italiana. Killnet non ha attaccato l’Eurovision. Ma oggi dichiara ufficialmente guerra a 10 paesi, compresa la falsa polizia italiana. A proposito, il tuo sito ha smesso di funzionare, perché non hai lasciato questo attacco come hai fatto all’Eurovision?».
Cos’è il collettivo Killnet
Le prime tracce del collettivo filorusso Killnet risalgono al gennaio 2022 con l’annuncio degli hacker di una rete presto operativa. Non si tratterebbe di un unico organo ma di diversi gruppi. Il primo attacco ufficiale registrato del collettivo Killnet è stato contro il gruppo Anonymous, dopo che questo si era schierato dalla parte dell’Ucraina contro la Russia, il 25 febbraio 2022. Sono poi seguiti attacchi verso l’Ucraina e verso la Polonia. Fino al down causato negli ultimi giorni sui siti della Difesa, del Senato, dell’Aci e della Polizia di Stato italiana.
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