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Orban all’attacco su “gender” e complottismo sui migranti: «L’Occidente in preda a follia suicida»

16 Maggio 2022 - 20:02 Maria Pia Mazza
Nel suo discorso di insediamento, il presidente ungherese ha criticato l'interventismo della Nato nella guerra in Ucraina e lanciato una sostanziale richiesta di 18 miliardi all'Ue perché l'Ungheria accetti l'embargo al petrolio russo

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán, durante il suo discorso d’insediamento in Parlamento a seguito della sua rielezione a capo del governo di Budapest, ha tracciato uno scenario pessimistico sul futuro dell’Unione Europea e dell’Occidente. Secondo il premier ungherese, infatti, il prossimo decennio sarà caratterizzato da «pericoli, incertezze e guerre». Tra le minacce principali quella che Orban definisce «follia del gender», nonché «il grande programma per la sostituzione della popolazione europea con gli immigrati». Durante il suo discorso, il premier ungherese ha infatti fatto riferimento al «vasto programma di scambio della popolazione occidentale, che cerca di sostituire i bambini cristiani non ancora nati con migranti», della «follia di genere, che vede nell’uomo il creatore della propria identità sessuale».

Il complotto sulla «sostituzione etnica»

Orbán ha conteestato quello che a suo dire è un «programma di un’Europa liberale che trascende gli Stati-nazione e il cristianesimo e non fa nulla per sostituire queste forze di conservazione: la migrazione verso i Paesi ricchi si sta intensificando con forza tettonica». Il premier ungherese ha poi fatto riferimento anche a «possibili nuove epidemie, dopo quella di Coronavirus che potrebbero ripresentarsi». Non sono poi mancate le critiche all’Unione Europea: «Siamo afflitti contemporaneamente dai problemi economici, dalla guerra nella terra del nostro vicino orientale, dalla debolezza intellettuale dell’Europa e dall’errore politico di Bruxelles». Tutti fattori che, secondo Orbán, «hanno provocato una crisi energetica, inaugurando un’era di alta inflazione che ci porterà in un’era di recessione economica, in cui si alterneranno periodi di stagnazione, recessione e crescita modesta».

I 18 miliardi per dire Sì all’embargo del petrolio russo

Nel suo discorso d’insediamento, il premier ungherese ha specificato che Budapest non si opporrà al nuovo pacchetto di sanzioni europee contro Russia, ma a una sola condizione, cioè quella di non superare la cosiddetta «linea rossa» sul tema della sicurezza energetica del Paese. E mentre il primo ministro ungherese pronunciava il proprio discorso inaugurale in Parlamento, il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, a margine del Consiglio Affari esteri, ha ribadito che «se l’Ungheria dovesse fermare le importazioni di petrolio russo, si renderebbe necessaria una completa modernizzazione delle infrastrutture energetiche ungheresi». L’operazione avrebbe un costo compreso «tra i 15 e i 18 miliardi di euro, ed è legittimo che gli ungheresi si aspettino una proposta» di sostegno economico in tal senso dalla Commissione europea.

No alla Nato in Ucraina

Guardando al conflitto ucraino, secondo Orbán, «l’Ue non sarebbe in grado di fronteggiare la Russia» e, di conseguenza, preferisce ricorrere a sanzioni che i leader occidentali ritengono possano «mettere in ginocchio Mosca», sottolineando però che «la Nato non può e non deve partecipare alla guerra». «L’Ungheria, sosterrà Kiev esclusivamente con aiuti umanitari», ha precisato il premier. Viktor Orbán ha incassato la fiducia del Parlamento con 133 voti a favore, 27 contrari e 39 astenuti, spiegando che l’Ungheria dovrà farsi trovare pronta a contrastare tutti questi punti, rimodulando la politica interna ed estera: «Sarà un compito difficile stabilire la giusta direzione e mantenerla – ha concluso Orbán – ma possiamo riuscirci».

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