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Il provveditore accusato di aver minacciato la scuola: «Alzate i voti di mio figlio o invio gli ispettori»

18 Maggio 2022 - 09:02 Redazione
Il sovrintendente agli studi dell'Alto Adige Vincenzo Gullotta, indagato dalla procura di Bolzano, sarebbe andato su tutte le furie per un 6 e un 7 sulla pagella del figlio. Coinvolti anche il preside e il docente di tecnologia

Se il figlio del sovrintende scolastico non ha tutti 8 in pagella, l’unica soluzione è tentare di fare pressing sugli insegnanti per ottenere voti e meriti più alti. Questa secondo la Procura di Bolzano sarebbe stata la strada scelta da Vincenzo Gullotta, provveditore agli studi per la scuola italiana dell’Alto Adige. Scontento dei risultati del figlio a scuola, il dirigente è accusato di aver fatto pressione sui docenti per migliorare la pagella del ragazzo. L’accusa rivolta a Gullotta è di reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, induzione indebita nel dare o promettere utilità ed errore determinato dall’altrui inganno. Coinvolti nelle mosse del provveditore anche il preside della scuola Franco Lever e il professore di Tecnologia Francesco Migliaccio.

I fatti risalgono al giugno 2020, quando lo studente aveva appena finito la seconda media ed era tornato a casa con una pagella, secondo il padre, insoddisfacente. Ai tempi l’azione di pressing di Gullotta fu anche al centro di un’indagine amministrativa da parte della stessa Provincia Autonoma che, nell’agosto 2020, si era conclusa senza che fosse mosso alcun rilievo contro il provveditore. Ora, a quasi due anni di distanza, il pm Andrea Sacchetti ha inviato a lui e agli altri due indagati l’avviso di conclusione delle indagini.

«Quando ha letto la pagella è andato su tutte le furie»

Secondo l’accusa, quando Gullotta ha letto la pagella sarebbe andato su tutte le furie. In particolare non riusciva a digerire due voti: il 6 in tecnologia e il 7 in musica. A quel punto si sarebbe attaccato al telefono e avrebbe segnalato due errori nei voti del figlio, chiedendo di riconvocare il consiglio di classe per rivedere le valutazioni che a suo giudizio sarebbero state frutto di un errore tecnico. Seconda riunione che fu fatta sul serio e che portò l’insegnante di tecnologia Migliaccio ad alzare da 6 a 8 la valutazione data al ragazzo. Il professore di musica invece decise di non smuoversi dal voto dato in pagella, spiegando che il suo 7 era dovuto alla media degli altri voti e che quindi non aveva alcuna intenzione di cambiarlo portandolo a 8. Nonostante l’opposizione del docente, come per magia anche quel 7 dopo il consiglio di classe si trasformò in un 8. Con il prof. di musica ancora del tutto contrario e che quindi rappresentò la miccia che fece scoppiare il caso.

La minaccia al preside

«Non ho fatto alcuna pressione per modificare i voti. Ho sentito al telefono il dirigente e quando ho saputo che erano disponibili le schede di valutazione ho aperto quella di mio figlio notando che i voti erano diversi da quelli del primo quadrimestre», si difese Gullotta durante le indagini interne. «Ne ho preso atto. Non ho chiesto né di riconvocare il consiglio di classe né di cambiare i voti». Ma quello che sostiene la Procura è il contrario: Gullotta avrebbe chiamato il preside Lever spiegando di essere adirato per i voti del figlio e minacciando l’invio degli ispettori.

La difesa

L’avvocato di Gullotta, Giancarlo Massari, respinge ogni accusa: «Gullotta è molto stupito, e io con lui, per queste accuse. Il sovrintendente aveva semplicemente mosso un rilievo generale, non riguardante solo i voti del figlio, per una discrepanza legata alla valutazione in periodo di Covid». E ancora: «Si usciva dal lockdown più ferreo con un lungo periodo di didattica a distanza e Gullotta aveva semplicemente notato che non erano state applicate le regole adottate nel lockdown. Si era limitato a segnalare la discrepanza senza chiedere nulla per il figlio. Il consiglio di classe ha preso atto dell’errore e ha corretto i voti a stragrande maggioranza. Ora vedremo gli atti e valuteremo gli elementi a sostegno dell’accusa, ma siamo sereni e fiduciosi».

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