Chi è Sanna Marin, la giovane premier che vuole portare la Finlandia nella Nato
Eletta a capo del governo socialdemocratico della Finlandia nel dicembre 2019, Sanna Marin è sotto i riflettori dopo aver deciso di «sfidare» Mosca, presentando domanda di adesione alla Nato e ponendo così fine alla neutralità secolare del Paese. Classe 1985, all’epoca della sua nomina deteneva il record di più giovane premier al mondo, poi superato dal 36enne Sebastian Kurz, eletto cancelliere austriaco nel gennaio 2020. Marin è considerata uno dei membri più a sinistra del suo partito. Da sempre la sua agenda si concentra sul potenziamento del welfare, l’eguaglianza sociale e le questioni climatiche ed ecologiche. Molto attenta alle tematiche giovanili, si è sempre distinta per la sua abilità di comunicazione attraverso i social, su cui di tanto in tanto alle foto più istituzionali alterna momenti della sua vita privata.
Gli studi
Nata a Helsinki il 16 novembre 1985, Sanna Marin festeggia il suo primo compleanno in una casa per donne maltrattate, dove sua madre trova rifugio per sfuggire al marito alcolizzato. Madre e figlia si trasferiscono poi a Pirkkala, un sobborgo di Tempere, polo industriale e seconda città più grande del Paese. Qui, la madre si innamora di una donna, che crescerà insieme a lei la piccola Marin. Vive un’infanzia complicata dalle ristrettezze economiche, che la accompagnano anche negli anni di studio universitario, durante i quali lavora come fornaia e cassiera in un’azienda di imballaggio. Con una laurea in scienze amministrative e una specializzazione in management comunale e regionale all’Università di Tempere, è la prima della sua famiglia a completare l’università.
La scalata in politica
La carriera politica di Marin inizia a 20 anni, quando nel 2006 si unisce al movimento giovanile del partito socialdemocratico finlandese (Sdp), diventandone vicepresidente dal 2010 al 2012. Nello stesso anno viene eletta nel consiglio comunale di Tampere, mantenendo il suo posto fino al 2017, anche in seguito alla nomina all’Eduskunta, il parlamento finlandese, del 2015, confermata dalle elezioni del 2019. Nel frattempo continua a scalare i ranghi del partito socialdemocratico, passando da essere il secondo vicepresidente nel 2014 a essere il primo nel 2017, per poi raggiungere la leadership del partito nel 2020 in seguito alla sua nomina a capo del governo. Proprio nel giugno 2019 comincia il vero percorso verso la vetta, quando il neo-eletto primo ministro Antti Rime le affida il ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni. Sei mesi dopo sostituisce Rima, costretto a dimettersi a causa della sua cattiva gestione di una controversia salariale all’interno del servizio postale, evitando lo scioglimento della coalizione.
L’avvicinamento alla Nato
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha impresso un corso imprevisto all’agenda del suo esecutivo, che ha ormai ufficializzato la richiesta di adesione alla Nato, considerata necessaria per difendersi dalla minaccia russa. Una decisione storica che negli ultimi mesi ha guadagnato un enorme consenso nella popolazione, favorevole al 75 per cento (solo pochi mesi fa meno di un terzo dei finlandesi valutava l’opzione di aderire all’alleanza) e che arriva dopo decenni di non allineamento militare, sancito con un trattato di amicizia con l’Urss nel 1948 e mantenuto in quanto un adesione al patto nordatlantico avrebbe potuto essere considerata da Mosca una provocazione.
«La Russia è il nostro vicino. Abbiamo un lungo confine con loro e vediamo come si comportano in Ucraina adesso. È una guerra in Europa che non volevamo accadesse, ma ora purtroppo è così», ha dichiarato in più occasioni Marin, che in questi mesi ha mostrato grande determinazione nel non cedere ai ricatti del Cremlino, che ha più volte minacciato gravi conseguenze in caso di annessione all’alleanza della Finlandia. «Far parte della Nato rafforzerebbe la sicurezza della Finlandia, e come membro la Finlandia rafforzerebbe l’alleanza a sua volta», ha detto.
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