La Finlandia teme lo stop del gas russo da venerdì, l’allarme del settore alimentare: «Così aumenteranno i prezzi»
Cresce la convinzione in Finlandia che da venerdì 20 maggio la Russia interromperà le forniture di gas per Helsinki, dopo che il Paese governato da Sanna Marin ha annunciato di voler aderire alla Nato assiema alla Svezia dopo un lungo periodo di neutralità. Secondo la principale compagnia finlandese del gas, la Gasum, esiste una previsione concreta che il flusso di gas per la Finlandia dalla Russia potrebbe essere interrotto al massimo entro sabato. Al quotidiano finlandese Helsingin Sanomat, l’ad di Gasum Mika Wiljanen ha spiegato che da tempo la società si sta preparando per un possibile stop del gas da parte di Mosca. Il manager ha detto che al momento la sua compagnia è in grado di «soddisfare le esigenze immediate durante la stagione estiva», sempre che non sorgano ulteriori problemi.
Secondo Wiljanen, però, la vera «sfida sarà in inverno, quando il limite sarà la capacità del gasdotto Balticconnector tra Finlandia ed Estonia», che secondo le stime ufficiali non basterà a sostituire tutto il gas finora fornito dalla Russia. Finora, comunque, la Gasum non avrebbe ancora ricevuto alcuna comunicazione sul possibile stop del gas russo né da parte di Gazprom né da altro operatore di trasmissione russo.
L’aumento del prezzo del pane
A soffrire prima di tutti per lo stop del gas russo sarebbe innanzitutto l’industria finlandese, ha spiegato al quotidiano finlandese il direttore della politica aziendale presso la Federazione delle industrie alimentari finlandesi, Heli Tammivuori: «Il gas naturale è usato in molti settori, come l’industria della panificazione, la produzione di carne e cibi pronti e la torrefazione. Il gas naturale è anche molto scarsamente sostituibile con un’altra fonte di energia».
Alcuni grandi forni avrebbe iniziato una transizione verso il petrolio, ma la maggior parte è ancora dipendente dal gas russo e secondo la federazione dell’industria alimentare finlandese inevitabilmente ci sarà un aumento dei costi di produzione, se nel frattempo dovranno essere trovati nuovi fornitori con prezzi più alti: «La guerra in Ucraina ha causato non solo una crisi energetica – ha aggiunto Tammivuori – ma anche un folle aumento dei costi. I prezzi di tutti i fattori di produzione dell’industria alimentare stanno salendo alle stelle».
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