Basket, Benedetta Aghilarre difende il suo coach: «Nessuno schiaffo, non ha nemmeno sfiorato il mio corpo»
«Il mio allenatore ha notato che stavo andando in down, così ha deciso di riaccendermi dandomi una scossa. Mi ha dato una pacca sulla coda, niente di più. Non c’è stato nessun “ceffone” e nessuno “schiaffo”, una semplicissima pacca che non ha minimamente sfiorato il mio corpo». A parlare è Benedetta Aghilarre, la maglia n.11 della Basket Roma, protagonista del video nel quale si vede il suo allenatore avvicinarla durante la finale per il 3° e 4° posto di serie B, a Rieti. Con un post sul suo profilo Instagram, la giovane prende le difese del coach Luciano Bongiorno, dopo che già la madre era intervenuta sulla vicenda, chiedendo che le polemiche si placassero.
«C’è bisogno di ascoltare», recita l’immagine di copertina del post, in cui Aghilarre, dopo aver ricostruito l’episodio dal suo punto di vista, scrive: «È facilissimo prendere un titolo e affiancarlo a un video sgranato senza contesto. Avrei preferito essere stata confrontata da tutti coloro che hanno pensato di “prendere le mie difese” quando non c’era alcun problema, però in ogni caso vi ringrazio per l’interesse». «Se fino a ieri stavo benissimo e festeggiavo la vittoria, oggi sono emotivamente provata da tutta questa storia. Non credete a tutto ciò che leggete sul web, perché io ancora non ho detto la mia», aggiunge: «Mi stringo forte a Luciano, perché il bene vince su tutto».
Sempre su Instagram, interviene anche la figlia dell’allenatore, Giulia Bongiorno: «La gente e le giocatrici parlano senza sapere come sono andate realmente le cose. Nessuno di voi era in panchina durante quel time out a sentire le parole di conforto che mio padre ha detto a Benedetta quando ha sbagliato l’appoggio…Ma voi continuate a fare i paladini della giustizia», ha scritto la ragazza nelle stories del suo profilo. «Mi dispiace solo che si faccia passare per mostro una persona che allena queste ragazzine da quando avevano cinque anni e che le tratta come se fossero sue figlie. E chi conosce mio padre lo sa. E chi è stato allenato da mio padre lo sa ancora meglio».
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