Chi sono le tre scienziate della missione russa in Italia che hanno avuto accesso ai dati sanitari dello Spallanzani
Tre ricercatrici di nazionalità russa, ovvero Inna Dolzhikova, Anna Iliukhina e Daria Egorova, hanno trascorso 24 giorni all’interno dell’ospedale Spallanzani durante la prima ondata della pandemia di Coronavirus in Italia. Hanno avuto accesso ai laboratori e al sistema informatico in uso presso l’Inmi Lazzaro Spallanzani nell’ambito della missione “Dalla Russia con Amore” in Italia che secondo le accuse è servita per un’azione di spionaggio. E forse potrebbero essere alla base della frase sulle «conseguenze irreversibili» per l’adesione del nostro paese al sistema delle sanzioni contro Mosca pronunciata da un funzionario del ministero degli Esteri.
Delle tre scienziate russe e del loro ruolo nella missione italiana parla oggi il Corriere della Sera in un articolo a firma di Fiorenza Sarzanini. Che spiega come i nomi e le azioni delle ricercatrici si trovano in una relazione interna dello Spallanzani allegata all’accordo con l’istituto Gamaleya di Mosca. L’ospedale finora aveva sempre negato che dati sensibili fossero stati a disposizione dei russi. Adesso si pensa che proprio in base all’azione delle tre ricercatrici le autorità russe potrebbero aver ottenuto i dati sanitari dei cittadini italiani. Il documento riporta anche i ritratti delle ricercatrici. Inna Vadimovna Dolzhikova ha 34 anni ed è la ricercatrice di riferimento del gruppo. Nel curriculum si indicano numerose attività di ricerca epidemiologica e sui vaccini, compreso quello per Ebola.
Daria Andreevna Egorova invece ha 35 anni e ha inserito nel curriculum la presentazione delle sperimentazioni su Sputnik V, il vaccino russo. Anna Sleksieyevna Iliukhina ha solo 25 anni ma lavora dal 2017 presso il centro di ricerca statale per l’immunologia come assistente di laboratorio. Ci sono altri gialli ancora da risolvere riguardo la missione della Russia in Italia del 2020: uno di questi sono i cento militari presenti negli elenchi ma spariti poi dai rapporti ufficiali. Il testo dell’accordo ha rivelato anche che l’Italia ha pagato tutte le spese: oltre tre milioni di euro.
Tutto per le richieste dei russi: «L’ambasciata sarà grata a codesto ministero se vorrà provvedere ad ottenere dell’autorità competenti italiane l’autorizzazione per il sorvolo del territorio italiano e lo scalo sull’aeroporto di Pratica di Mare. Si prega altresì di provvedere al servizio terrestre aeroportuale nonché al refueling fino a 50 tonnellate di combustibile a titolo di cortesia. Contiamo sul rifornimento gratuito degli aerei russi presso gli aeroporti italiani per il volo di ritorno e sull’esenzione dalle tasse di aeronavigazione, pagamento del parcheggio e altri servizi aeroportuali».
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