Antonella Viola: «Il vaiolo delle scimmie? Il virus non è mutato, ecco cosa fare con i sintomi»
L’immunologa Antonella Viola torna a parlare oggi del vaiolo delle scimmie. Dopo aver spiegato che il caso della comparsa del virus è una prova dell’importanza dell’immunità di gregge, in un commento pubblicato da La Stampa spiega che il ceppo è sempre quello noto e quindi poco aggressivo. Mentre i contagi (segnalati 261, accertati 171) sono pochi e sembrerebbero non destinati a salire vertiginosamente. La direttrice scientifica dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza a Padova aggiunge però che nel frattempo è arrivata anche una buona notizia. E cioè che il sequenziamento del DNA virale, necessario per il confronto con i campioni degli anni passati, non ha portato brutte sorprese.
L’indice di contagio
«Le prime sequenze, provenienti da Portogallo, Belgio (da confermare), USA e Germania, non mostrano segni di cambiamento significativo rispetto alle sequenze del 2018 – spiega Viola -. Il virus sembra essere più o meno lo stesso e quindi ci si aspetta che anche le sue caratteristiche di scarsa trasmissibilità siano immutate. E, altra ottima notizia, si tratta del ceppo occidentale, meno aggressivo anche da un punto di vista clinico». L’indice di contagio R0 del virus del vaiolo delle scimmie è inoltre inferiore a 1. Questo significa che è meno contagioso di altri. Inoltre tra i contagiati finora c’è solo una donna. Questo significa, per l’immunologa, che il virus circola «esclusivamente tra giovani uomini, per lo più tra i 20 e i 40 anni di età. Poiché la contagiosità del virus è indipendente dal genere, se il virus si stesse diffondendo per una sua aumentata trasmissibilità dovremmo avere un numero di contagi paragonabile tra uomini e donne. Questa anomalia ci deve far riflettere».
Questo significa, conclude Viola, che l’allarme può rientrare: il virus sembra essere lo stesso patogeno poco trasmissibile che già conosciamo: «Per i cittadini non c’è dunque nulla di nuovo se non la raccomandazione di rivolgersi al medico se si pensa di aver avuto dei contatti con persone infette o se compaiono i sintomi tipici: rash cutaneo associato a mal di testa, febbre alta, dolori muscolari o linfonodi ingrossati. Per chi si occupa di salute globale, invece, questi casi sono un importante campanello d’allarme perché confermano quanto la comunità scientifica sostiene da tempo: col calo dell’immunità anti-vaiolo umano, il vaiolo delle scimmie rappresenta una zoonosi pericolosa che bisogna assolutamente prevenire».
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