«Non mi affittano casa perché ho un figlio autistico»: lo sfogo di una madre diventa virale
«Non trovo casa, non mi danno casa appena tra i redditi che presento si accorgono che una parte deriva dagli aiuti economici statali a mio figlio, con diagnosi di spettro autistico», inizia così l’appello sui social di Rosamaria Caputi, ex attrice di teatro catanese trasferitasi a Roma 11 anni fa. Ha lanciato un appello nei giorni scorsi affinché qualcuno l’aiutasse a trovare una casa nella capitale, che le permetta di «mantenere la continuità scolastica e assistenziale» del figlio autistico di 11 anni, fratello minore di altri due maggiorenni, perché «disperata e mortificata» dalla ricerca che ha ormai assunto i tratti di una lotta contro i mulini a vento. Rosamaria Caputi dovrà lasciare la casa in cui si trova entro il 30 giugno poiché le scade il contratto. «Ho visto almeno 7-8 case – spiega – ho firmato anche delle proposte di offerta, una addirittura con tanto di cauzione per bloccare l’immobile. Dopo la firma, però, mi facevano aspettare per giorni, un comportamento anomalo. Poi ecco arrivare il rifiuto, senza una spiegazione precisa da parte dei proprietari».
«Umiliata e discriminata»
Si sente «discriminata e umiliata» perché è certa che non si tratta di motivazioni economiche. «Ho un reddito certificato – dice – derivante dalla reversibilità della pensione di mio marito e dagli aiuti statali stanziati per mio figlio e ho ripreso a lavorare part time con l’università». La ricerca affannosa va avanti da ormai due mesi, ma l’ex attrice ha deciso di dire «basta» e di condividere il suo sfogo sui social «quando l’ultimo mediatore, con una notevole dose di sincerità» le ha detto quello che già aveva intuito con gli altri incontri che non sono andati a buon fine. «Temono chissà quale comportamento, non sanno quale sia il livello di autismo di mio figlio. Lui ama il rapporto con gli altri, compie i suoi progressi. Come fai a negare a una famiglia un trivani? Non cerco una villa, non cerco aiuti economici. Non cerco compassione di facciata – conclude – difendo solo la mia famiglia e racconto la mia storia che è simile a tante altre».
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