Lo stupro come arma di guerra in Ucraina. Rula Jebreal: «Campagna di violenze pre-annunciata da Putin»
«Davanti a tutti questi crimini di guerra orchestrati e ordinati da Putin chi siamo noi e fin quando continueremo ad accettare lo stupro semplicemente come uno dei danni collaterali di questa guerra?». Se lo chiede oggi, 27 maggio, la giornalista Rula Jebreal che, in un articolo su La Stampa, affronta il tema degli stupri utilizzati come arma di guerra, a sua detta totalmente ignorato se non normalizzato. Soprattutto in Italia, dove i programmi televisivi si sono piegati alla propaganda russa, la spettacolarizzazione della guerra e l’opinionismo illogico e contraddittorio. A tal punto, dice Jebreal, da aver ricevuto una netta condanna dalle giornaliste ucraine vincitrici del Pulitzer, che hanno dichiarato a Politico che rinunceranno a collaborare con il giornalismo televisivo italiano.
«Putin ha pre-annunciato la campagna di stupri di massa»
Jebreal fa uno straziante elenco di alcune delle violenze sessuali che si sono susseguite in Ucraina, non solo sulle giovani donne, ma anche su uomini, bambini di tutte le età e anziani. Non un danno collaterale occasionale, ma una sistematica campagna di stupri di massa pre-annunciata, secondo la giornalista, l’8 febbraio, quando, durante una conferenza stampa a seguito dell’incontro con il presidente francese Emmanuel Macron, Putin ha citato una canzone di era sovietica in cui si parla di un cadavere di donna stuprato in una tomba: «Ti piaccia o meno, bella mia, lo devi sopportare». Continua Jebreal: «Le donne ucraine hanno subito compreso il significato di quelle parole e hanno fondato una chat sui social riguardante gli stupri da parte dei soldati russi. Su varie chat e social media, molte donne in Ucraina raccontano di essersi attivate per l’uso della spirale, così da non rimanere incinte in caso di stupro».
Le testimonianze
A tre mesi dall’inizio dell’invasione, sono centinaia le testimonianze, le segnalazioni e le prove raccolte dalle autorità ucraine dei rapimenti e le violenze perpetuate dai soldati russi che, nelle intercettazioni telefoniche, si vantano dei loro abusi sessuali su donne e bambini ucraini. «La commissaria ucraina per i diritti umani ha raccolto testimonianze delle vittime e ha stilato un rapporto che denuncia stupri di bambini, violentati dai soldati russi davanti alle loro madri. Il rapporto dettagliato descrive lesioni genitali gravissime di una bambina di nove mesi violentata con una candela, e di un altro bambino di un anno violentato con un fucile da ben due soldati russi e deceduto in seguito alla brutalizzazione. E di una terza bambina di due anni, sempre stuprata da due soldati russi. Bambini sodomizzati e torturati da un gruppo di soldati mentre un secondo gruppo stuprava le madri davanti a loro. Anche donne e uomini anziani ucraini hanno testimoniato di essere stati abusati dai soldati invasori russi», scrive ancora la giornalista italo-palestinese.
«È in corso un genocidio»
«Quello che sta accadendo in Ucraina è a tutti gli effetti un genocidio», conclude Jebreal, paragonando l’Ucraina alla Bosnia Erzegovina e al Rwanda, dove gli stupri sistematici di massa durante i conflitti degli anni ’90 hanno portato al riconoscimento dello stupro come crimine di guerra da parte della comunità internazionale. «Coloro che continuano ad ignorare le atrocità e il menù di barbarie che i russi stanno imponendo al popolo ucraino stanno abdicando alla loro responsabilità morale, barattando la democrazia, sottomettendosi al regime autocratico di Mosca».
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