La festa non stop di 10 giorni alle Canarie, i sospetti sul caso zero del vaiolo delle scimmie
Secondo l’ultimo rapporto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), aggiornato al 25 maggio 2022, sono 219 le persone al mondo (di cui 12 in Italia, ndr) che hanno contratto il vaiolo delle scimmie in tutto il mondo. Esclusi i Paesi in cui la malattia è endemica, la maggior parte dei casi si concentra in 19 Paesi, principalmente in Europa. La diffusione del virus in Europa sarebbe iniziata da una festa non stop di 10 giorni alle Isole Canarie, in Spagna, dove circa 80 mila persone da tutta Europa, ma anche da Paesi extra-Ue, si sono riunite dal 5 al 15 maggio a Maspalomas, nel Sud di Gran Canaria, per partecipare alla ventiseiesima edizione del Pride invernale. Secondo le autorità sanitarie, all’evento era presente almeno una persona positiva al vaiolo delle scimmie, e che dunque ha innescato il focolaio tra i presenti. Il virus, infatti, si trasmette anche attraverso le vie respiratorie, ma in particolare modo con contatti interpersonali di tipo stretto. Ma il fatto che la diffusione del virus sia partita dall’evento preoccupa gli attivisti della comunità Lgbtq+ locale, sia per lo stigma che rischia di innescarsi nei confronti delle persone omosessuali, sia per le ricadute turistiche che potrebbero impattare sull’isola.
Le testimonianze sull’isola
In un’intervista a Repubblica, Edward Timon, attivista inglese della comunità Lgbtq+ ed editore di un sito di informazione trasferitosi alle Canarie da ormai 10 anni, ha spiegato che «c’è preoccupazione perché quello che sta succedendo può mettere in cattiva luce la nostra Maspalomas»: «La comunità Lgbtq+ non deve temere di affrontare il problema, che può capitare a chiunque e tra l’altro – prosegue – è molto meglio educare riguardo ai comportamenti per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili, rispetto agli etero». Secondo l’olandese Andre van Wanrooij, politico ed ex organizzatore del Pride di Maspalomas, sino ad alcuni anni fa le cose sono un po’ cambiate, e l’attenzione sul tema delle malattie sessualmente trasmissibili si è ridotta.
«Assieme a un’altra associazione, davamo gratis preservativi, facevamo informazione sulla prevenzione, organizzavamo incontri, assicuravamo assistenza sanitaria, ma tutto questo non c’è più e anche se non si sapeva dell’arrivo del vaiolo, comunque, comportamenti più attenti sarebbero serviti a prevenire anche quella malattia», spiega a Repubblica. «Penso ai giovani – conclude infine van Wanrooij – Dobbiamo insegnargli i principi del sesso sicuro e dell’igiene e non bisogna mai stancarsi di spiegarlo, anche a costo di essere ripetitivi. Questo virus può colpire chiunque, ma adesso sta interessando molti di noi: non lasciamo le nuove generazioni senza informazione».
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