Le navi militari Ue per scortare il grano ucraino da Odessa: l’ipotesi sul tavolo del Consiglio europeo
«L’Ue è disposta a mobilitare tutte le risorse possibili per consentire l’uscita del grano accumulato nei silos e nei porti ucraini», lo riporta El Paìs, citando una bozza di scorta Ue che dovrebbe essere discussa al prossimo Consiglio europeo lunedì 30 maggio. Le operazioni ideate per trasportare i cereali via terra attraversando la Polonia non si stanno rivelando efficaci come sperato, quindi l’Unione pensa a un’alternativa: il trasporto via nave. Si tratterebbe del primo coinvolgimento diretto da parte di forze militari dell’Ue nel conflitto in Ucraina. Nel documento, si legge che l’Unione «condanna severamente l’appropriazione illegale della produzione agricola ucraina da parte della Russia», motivo per il quale l’intenzione è di chiedere al Cremlino «di porre fine al limite massimo consentito di esportazione di generi alimentari, soprattutto nella regione di Odessa».
Un rischio per l’Unione
Il quotidiano spagnolo definisce l’operazione un «rischio estremo» poiché rischierebbe di innescare un conflitto con la marina militare russa, che presidia il porto di Odessa, principale sbocco ucraino sul Mar Nero. Tuttavia, il rischio passerebbe in secondo piano visto che Bruxelles teme che la carestia alimentare che si prospetta possa subire un’escalation che la trasformerebbe in una crisi umanitaria per i Paesi che più dipendono dalle esportazioni di grano ucraino. Molti i questi si trovano nel bacino del Mediterraneo: la Tunisia importa il 53% del proprio fabbisogno di grano dall’Ucraina, la Libia il 44%, l’Egitto il 26%. La Commissione UE teme che, la carestia possa innescare una crisi economica e sociale che scatenerebbe ulteriori ondate migratorie, spiega El Paìs.
La mediazione di Draghi
Giovedì 26 maggio il presidente del consiglio Mario Draghi ha chiamato il leader del Cremlino Vladimir Putin, mentre venerdì 27 si è sentito con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, per cercare di mediare tra i due e lavorare a una soluzione, che per il premier potrebbe essere un primo passo verso un accordo di pace. La mediazione non è andata a buon fine in quanto Putin continua ad imputare la colpa della crisi alimentare alle sanzioni europee.
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