Salvini a Mosca, Di Maio: «Con Putin ci parla Draghi». Il leader leghista frena: «Vado se serve, ma non a nome del governo»
«Se si parla con Putin, con Putin ci parla Draghi. Consiglio molta prudenza. Andare a Mosca è una cosa complicata. Ognuno di noi, quando fa un’azione del genere, rappresenta tutto il Paese». Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio boccia così l’ipotesi che Matteo Salvini possa andare a Mosca da Vladimir Putin per parlare di un cessate il fuoco. «Il governo italiano non sapeva di questa intenzione. Quanto passi fra intenzione e ciò che accadrà non lo so. Fatto sta che queste vicende richiedono responsabilità, in un momento così delicato», ha detto intervenendo al forum In Masseria. Il segretario della Lega era già tornato a frenare sulle indiscrezioni sul suo possibile viaggio a Mosca in missione di pace. Dopo l’intervista a La Stampa in cui confermava di lavorare da settimane per creare canali diplomatici, anche con autorità ucraine, Salvini ha chiarito ancora questa mattina 28 maggio a Sabato Anch’io su Radio1 che la missione russa sarebbe ancora sulla carta: «Per alcuni sarei già partito ieri. Sono in Italia. Non ho certezze che ci andrò, ci stiamo lavorando. E si va se serve, certezze non ce ne sono. La richiesta di aprire i porti viene da più parti: bisogna insistere. Ci sono buone relazioni – aggiunge – rappresentiamo milioni di italiani».
Il chiarimento di Salvini arriva anche alla luce delle perplessità emerse nel governo sul viaggio, a cominciare dalla Farnesina e dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, nel timore di uno scavalcamento di ruoli che avrebbe potuto compromettere il lavoro diplomatico fatto finora dall’Italia. «Non vado a nome del governo – ha ribadito Salvini – do il mio mattoncino. Il mio è un rafforzare l’opera del governo, non è un sostituirmi a nessuno. Il 2 giugno a Mosca? Non dipende da me. Sono piccolissimo e faccio quello che posso, mattoncino su mattoncino. Il problema non è se Salvini parte o meno ma per quante altre settimane le rassegne stampa parleranno ancora di armi e di crisi. Qualunque politico dovrebbe fare il suo. Mi piacerebbe che tutti potessimo andare a Mosca. Da Letta battuta di dubbio gusto, non vado a giocare a bocce».
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