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Cosa succede con l’embargo al petrolio russo: il nuovo piano di Draghi per gli sconti sulla benzina

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Il premier pronto a impegnare un miliardo al mese fino al 2023. Tagli delle accise in arrivo. Ma c'è il problema del carbone

Con l’embargo nei confronti del petrolio della Russia l’Italia, come il resto dei paesi europei, rischia di dover fronteggiare nuovi rincari nel mercato dell’energia. Anche se il greggio e i prodotti petroliferi che provengono da Mosca rappresentano il 10% del totale dell’import del settore. Per questo il presidente del Consiglio Mario Draghi lavora a un nuovo piano di aiuti per famiglie e imprese. Con un taglio delle accise in arrivo a partire da agosto. Mentre nel 2023 il governo dovrà mitigare anche l’eventuale effetto del bando del carbone. E anche se il piano dell’Ue per l’embargo del petrolio russo sarà operativo soltanto tra 6-8 mesi, l’esecutivo ha intenzione di muoversi da subito.

Senza il greggio di Mosca

Quali sono gli effetti dell’embargo al petrolio di Mosca? Ieri a Londra i prezzi del brent hanno superato i 124 dollari al barile con l’annuncio dell’accordo europeo. La Stampa ricorda oggi che il governo Draghi ha tagliato le accise sulla benzina garantendo uno sconto di circa 30 centesimi per il prezzo del carburante alla pompa, in scadenza il prossimo 8 luglio. Mentre la media nazionale della benzina in modalità self service la settimana scorsa (23-29 maggio) si è attestata a 1,885 euro al litro, circa un centesimo in più rispetto alla settimana precedente quando era a 1,873 euro. Il gasolio tocca 1,812 euro al litro, quasi un centesimo in meno della settimana precedente (1,819).

Per questo, spiega al quotidiano il professor Davide Tabarelli di Nomisma Energia, il governo deve prepararsi a fronteggiare un nuovo picco dei costi dell’energia. «Sotto il profilo energetico abbiamo dei problemi, sostituire questi volumi non sarà così facile, la domanda sta tornando ai livelli pre-pandemici del 2019: parliamo di 100 milioni di barili al giorno per tutto il mondo, l’Europa ne consuma 10 milioni e ne importa tre dalla Russia». In più, «veniamo da otto anni in cui non sono stati fatti investimenti sulla capacità produttiva». L’Italia andrà a prendere il greggio dal Nord Africa, dal Medio Oriente, dagli Stati Uniti e da Azerbaigian e Kazakistan. Ma c’è un altro timore da parte di Tabarelli: «Ho molta paura che risponda, che decida di tagliare subito l’export verso l’Europa e di non esportare più neanche via tubo, sia il petrolio che il gas. Speriamo che non accada».

Il taglio delle accise ad agosto

Per questo il governo Draghi ragiona attorno a un nuovo piano di aiuti per sostenere l’economia. Un piano che, spiega oggi Repubblica, prevede un taglio delle accise ad agosto. Il premier è pronto a impegnare 900 milioni di euro al mese per tamponare i costi. E intende farlo durare per quattro o cinque mesi, ovvero fino alla fine del 2022 se necessario. Il piano andrà a sostituire quello in scadenza l’8 luglio. Ma non è l’unica mossa che studiano a Palazzo Chigi. All’inizio del 2023 sarà necessario anche mitigare l’eventuale effetto del bando del carbone. E sarà difficile, se non impossibile, farlo senza il gas russo che Putin potrebbe tagliarci o che l’Europa potrebbe mettere sotto bando.

L’esigenza del governo è quella di tenere al riparo il paese dalla spirale dell’inflazione, anche se questo significa generare uno scostamento nei conti pubblici. Che al momento comunque non serve: «Non ho preclusioni ideologiche – sostiene Draghi – ma finora siamo sempre riusciti a farlo all’interno del bilancio». Per quanto riguarda i rifornimenti di gas Gazprom intanto ha annunciato di avere sospeso le forniture verso l’Olanda, dopo che l’azienda olandese GasTerra si è rifiutata di pagare in rubli. La stessa sorte è toccata alla Danimarca. La società energetica danese Orster ha infatti annunciato che la fornitura di gas russo verso il paese sarà sospesa, anche in questo caso dopo che la compagnia ha rifiutato di pagarla in rubli. E mentre in Europa è ancora aperta la discussione sull’imposizione di un tetto, il prezzo spot del gas naturale in Europa ha chiuso in rialzo, facendo riferimento ai future ad Amsterdam (+2,9%) a 94 euro al MWh. Lo stesso i contratti sui future a Londra (+1,4%) a 183,7 penny al Mmbtu (unità termica britannica).

Il tetto al prezzo del gas

Intanto in Europa si discute anche del tetto al prezzo del gas. Fissare un tetto pari al 50% dell’attuale prezzo di mercato significa risparmiare in bolletta circa il 40%. Ovvero, calcola oggi Il Messaggero, mille euro all’anno in meno per ogni famiglia. Se il tetto fosse di 60 euro, ovvero la media degli ultimi dieci anni, il risparmio arriverebbe comunque al 30%. L’intenzione è quella di implementarlo facendo rinunciare agli extraprofitti delle imprese. Il quotidiano spiega che il modello potrebbe essere quello iberico dove i produttori continueranno ad acquistare il combustibile sui mercati internazionali allo stesso prezzo. Il limite di 40 euro a megawattora si applicherà nella fase successiva, alla vendita di energia ai consumatori con contratti di fornitura a prezzo variabile che saranno chiamati a pagare alle centrali a gas una compensazione per la vendita sottocosto.

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