Sallusti ancora contro Giletti per la puntata da Mosca: «I propagandisti russi non meritano par condicio»
Il direttore di Libero Alessandro Sallusti torna sulla puntata di Non è l’Arena da Mosca dalla quale si è avvicendato domenica sbattendo la porta. In un editoriale pubblicato sul quotidiano oggi il direttore dice che i toni esagerati servivano ad adeguarsi al livello degli interlocutori:
Se ho esagerato nei toni e negli aggettivi è soltanto permettermi a un livello comprensibile ai miei interlocutori. Ammiro, ma non comprendo, i colleghi che perdono tempo facendo loro domande sensate. È un esercizio inutile perché, come è successo anche domenica sera, mai si otterrà una risposta che faccia fare anche soltanto un passo in avanti al dibattito. Hanno imparato a memoria la storiella dell’Occidente baro e corrotto e di lì non si spostano se gli chiedi come si chiamano ti rispondono che il nome non conta, conta che tu sei servo dell’America, che non sei libero eccetera eccetera.
Poi va all’attacco:
Ecco tutto ciò non ha nulla a che fare con la libertà di espressione e neppure con la par condicio. Diceva Confucio: «Quando le parole perdono il loro senso le persone perdono la libertà». Sono passati duemila e cinquecento anni, noi lo abbiamo capito e siamo liberi, i propagandisti russino. Se uno di loro, per caso, volesse discutere seriamente di due o tre cose che riguardano questa assurda guerra noi siamo qua, ma niente trucchi e niente inganni. Perché non Confucio bensì Totò più di recente ebbe a dire: «Signori, ccà nisciuno è fesso».
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