Lo strano destino della giornalista anti-Putin: «Ora anche gli ucraini credono che io sia una spia»
La producer Marina Ovsyannikova è diventata famosa per la sua protesta in diretta alla tv russa contro la guerra in Ucraina. Dopo l’apertura di un’inchiesta nei suoi confronti e le accuse di essere una spia inglese, è diventata corrispondente del giornale tedesco Die Welt. E adesso è di nuovo nei guai. Perché a Kiev tutti sono convinti che Ovsyannikova sia una spia russa. E questo perché, spiega oggi Repubblica, pur dicendo tutto il male possibile di Putin e del suo governo, la giornalista più volte ha separato le sorti del presidente della Federazione da quelle del popolo, sostenendo che le sanzioni dovrebbero colpire solo lui e gli oligarchi, risparmiando quindi l’economia della Russia.
Marina Ovsyannikova e le sanzioni
Marina ha ripetuto lo stesso concetto anche a Che tempo che fa. E questo le è costato la reprimenda dell’opinione pubblica favorevole a Kiev. «Questa è esattamente la propaganda di cui ha bisogno il Cremlino per farsi togliere le sanzioni», ha scritto su Facebook Dima Replianchuk, giornalista ucraino che da giorni la accusa. E mentre su Twitter si chiede se finirà in una prigione di Mosca o in una di Kiev, lei spiega nell’articolo a firma di Fabio Tonacci che la situazione è diventata surreale: «In Ucraina mi odiano e mi credono una spia dell’Fsb, in Russia pensano che sia una spia britannica… quelle frasi sulle sanzioni le ho dette prima di aver visto il massacro di Bucha, ora ho cambiato idea! Ora sono convinta che la guerra sia una responsabilità collettiva dei russi e che la comunità internazionale debba colpire la Federazione con più sanzioni di quante ne ha già approvate. Ero pronta a spiegarlo di persona, però non me ne è stata data la possibilità».
June 6, 2022
E questo perché nel frattempo Ovsyannikova è finita in un altro guaio. L’agenzia di stampa Interfax/Ucraina aveva organizzato una conferenza stampa su “Come funziona la propaganda russa” proprio per lasciarla rispondere alle accuse. Ma l’evento è stato cancellato dopo lo scatenarsi delle proteste, anche se l’agenzia si è staccata da quella russa all’inizio dell’invasione. «Ero disponibile a rispondere a ogni domanda, anche a ripetere per l’ennesima volta che sono uscita dalla Russia non perché sono una spia ma solo grazie all’aiuto della comunità internazionale, soprattutto Stati Uniti e Francia. Zelensky allora si era congratulato con me. Adesso vivo a Berlino, da sola. Ho perso tutto per sostenere gli ucraini: i miei figli sono come prigionieri in Russia e non li posso abbracciare, non ho più la mia casa, non ho più il mio lavoro. Eppure, in Ucraina, mi odiano», conclude.
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