Zlatan Vasiljevic, chi era l’uomo che ha ucciso l’ex moglie e la compagna: «Colpa dei giudici se era libero»
Zlatan Vasiljevic, ex camionista di 42 anni con cittadinanza bosniaca, ieri ha raggiunto l’ex moglie Lidia Miljkovic in via Vigolo nel quartiere Gogna di Vicenza. Lei doveva andare a servizio in una delle villette della zona, dopo aver accompagnato la figlia 13enne a scuola. Lui ha atteso che scendesse dalla sua auto e l’ha colpita con numerosi colpi di pistola, forse sei, lasciandola agonizzate sull’asfalto. Alcuni abitanti hanno sentito i colpi, ma anche un paio di esplosioni, mentre una vettura si allontanava di corsa. Dopo averla uccisa è fuggito nella sua Audi A3 nera con la compagna, Gabriela Serrano, 36enne residente a Rubano in provincia di Padova. Intorno alle 16 una pattuglia ha notato un’automobile ferma in una piazzola di sosta lungo la Tangenziale Ovest della città, parallela alla A4, in zona Campedello, a pochi chilometri dal luogo del primo delitto.
Il duplice femminicidio di Vicenza
Dentro c’erano due cadaveri. uno era quello di Zlatan. L’altro era di Gabriela. La vettura era piena di valigie: forse i due volevano fuggire. L’ipotesi più probabile è che l’omicida abbia sparato alla nuova convivente e poi alla fine abbia rivolto l’arma contro se stesso. Le ‘teste di cuoio’ hanno rotto i finestrini per controllare l’interno e hanno visto alcune granate, probabilmente come le due fatte esplodere da Vasiljevic durante la fuga dal primo delitto. L’arteria stradale, trafficatissima nelle ore pomeridiane, è stata subito chiusa così come la corsia in direzione di Milano della A4 per consentire le operazioni di rimozione delle bombe e la messa in sicurezza dell’area. Serrano è stata uccisa con un colpo alla nuca. Nell’auto c’era anche un’altra piccola pistola.
Nel 2019 Zlatan Vasiljevic è stato arrestato per avere picchiato la moglie. Erano stati i carabinieri di Altavilla, dove la coppia viveva, che lo avevano fermato per i continui maltrattamenti proprio verso Lidia Miljkovic. L’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale racconta una scia di vessazioni che, scrive il giudice, inizia nel 2011. E che era chiaro dove andasse a finire, anche allora: «La perseveranza dimostrata dal Vasiljevic, unitamente all’abuso di alcoli e alla sua incapacità o comunque alla mancanza di volontà di controllarsi pure in presenza dei figli minori, costretti ad assistere alle continue vessazioni ai danni della madre – si legge nell’ordinanza del 2019 – consente di ritenere altamente verosimile il verificarsi di nuovi episodi di violenza, tanto più in ragione dell’allontanamento» della donna «dalla casa familiare e dalle tendenze controllanti e prevaricatorie dimostrate dall’indagato, che potrebbero con ogni probabilità subire un’escalation in termini di gravità e condurre a tragiche conseguenze».
Lidia Miljkovic e Gabriela Serrano
Il giudice ha segnalato nell’ordinanza gli episodi di violenza nei confronti di Lidia. A febbraio del 2019 Vasiljevic «afferrava per il collo» la moglie, «la spingeva contro il frigorifero della cucina e la minacciava con un coltello» che le infilava in bocca. Un mese dopo, rientrato ubriaco, la aggrediva a letto stringendole il collo «come per strangolarla». Urlando: «ti uccido, ti cavo gli occhi». A marzo le dava un colpo al volto «con violenza tale da farla cadere al suolo». Vasiljevic è finito in carcere. A dicembre 2019 arrivava un ordine di non avvicinamento su richiesta dei Carabinieri di Schio, dove Lidia si era trasferita con i bambini dopo la separazione.
Daniele Mondello, nuovo compagno di Lidia, in un’intervista rilasciata oggi a Repubblica se la prende con i giudici: «Tre settimane fa è stata emessa la sentenza di separazione. Sa cosa stabiliva? La cessazione dell’affido esclusivo dei figli di 13 e 16 a Lidia. Per ogni cosa bisognava mediare con il padre: scuola, tempo libero, medicine». Zlatan non ha mai pagato gli alimenti all’ex moglie ed era decaduto nel frattempo anche il divieto di avvicinamento: «Negli ultimi mesi aveva fatto tre incidenti stradali e gli avevano ritirato la patente solo dopo l’ultimo. Però continuavano a dire che si era sistemato, che era in un percorso di riabilitazione». Infine, la beffa: «Il giudice Marcello Colasanto di Vicenza ha addebitato a Lidia le spese legali che Zlatan non pagava: 15 mila euro. Ovviamente, poi, lei avrebbe dovuto rivalersi su di lui. Come si chiama questo? Non significa spingere progressivamente una persona verso la morte? Eppure non mancavano i precedenti, le denunce, le segnalazioni. Nessuno ha mosso un dito per tenere distante quella persona. Vediamo chi troverà il coraggio di guardare in faccia quei due orfani».