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Liste dei filo-putiniani, Gabrielli: «Vito Petrocelli non è mai stato monitorato, facciamo verifiche sulle minacce ibride» – Il video

10 Giugno 2022 - 15:57 Redazione
La conferenza stampa del sottosegretario con delega all'intelligence dopo la pubblicazione della presunta lista di filo Cremlino attivi in Italia

L’autorità delegata alla Sicurezza, Franco Gabrielli, ha spiegato in conferenza stampa che il documento che parla di filo-putiniani in Italia non era una schedatura ma un’attività di ricognizione e monitoraggio sulle opinioni a sostegno della Russia che sono state diffuse e veicolate dai media italiani: «Le opinioni sono rispettate sempre, cosa diversa sono le fake news e la loro orchestrazione che, qualora accertata, potrebbe essere oggetto di un’attività di altro tipo». Gabrielli ha poi aggiunto che «l’unico antidoto alla propaganda è la libera informazione, tutto ciò che è un diverso pensiero è una ricchezza». Il sottosegretario ha anche specificato che l’attività di monitoraggio esclude i parlamentari e che quindi l’ex presidente della commissione Esteri Vito Petrocelli non è nell’elenco.

Gabrielli, che ha disposto che i giornalisti potessero fare copia del documento, declassificandolo ma mantenendolo comunque riservato, ha detto anche che sulla fuga di notizie ci sarà un’indagine. Il report in questione è frutto del lavoro di un osservatorio presso il Dipartimento di pubblica sicurezza a cui partecipano il ministero dell’Interno, quello degli Esteri e l’Agcom, l’autorità garante delle comunicazioni. Sarebbe stato prodotto venerdì scorso ed inviato al Comitato di controllo sui servizi, il Copasir, lunedì scorso, cioè dopo la pubblicazione sul Corriere della Sera, avvenuta domenica.

Il contenuto del dossier

Il documento che i giornalisti, incluso Open, hanno potuto consultare – anche se vige ancora il divieto di pubblicarlo integralmente on line – è effettivamente un report periodico, riferito al periodo 15 aprile – 15 maggio. E si concentra sulla strategia russa di uso dei social per veicolare messaggi che siano in qualche modo a favore della posizione del Cremlino, secondo strategie ben precise. Attualmente, ad esempio, la linea di azione sarebbe caratterizzata da una «posizione difensiva basata sulla controdeduzione, in chiave pro-Cremlino, delle notizie provenienti dall’Ucraina e dall’Occidente, definite come fake news», e su critiche al governo Draghi, che sarebbe fatto passare come responsabile dell’attuale aumento dei prezzi. I nomi citati sono abbastanza pochi, perché il documento si concentra soprattutto sulle linee condivise, soprattutto sui social network. I capitoli si intitolano infatti «le principali narrative pro Cremlino diffuse via social», con poi capitoli specifici per i differenti canali. Se una informazione falsa diventa particolarmente condivisa finisce nel report, soprattutto se l’autore è considerato filo russo o comunque particolarmente critico con la posizione del governo e della Nato. Su Telegram, ad esempio, si dice: «Il canale “Giubbe Rosse” (@rossobruni), noto per la matrice ideologica eurasiatista, ha fortemente criticato l’operato del senatore Alfonso Urso (Adolfo ndr) e del relativo partito di appartenenza (Fratelli d’Italia), dopo che quest’ultimo ha annunciato con un tweet l’apertura di un’istruttoria del Copasir e delle audizioni dei vertici Agcom e Rai, a volle delle dichiarazioni dello portavoce di Lavrov, Maria Zakharova». Pochi i nomi noti: non c’è Alessandro Orsini, né parlamentari o opinionisti da prima serata.

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