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Facoltà di medicina, la ministra Messa: «Rivediamo i numeri. Con il nuovo test sarà più facile capire se davvero vuoi fare il medico»

10 Giugno 2022 - 18:45 Ygnazia Cigna
La ministra Messa è intervenuta in occasione del 798esimo compleanno dell'università Federico II di Napoli, in cui ha annunciato i prossimi passi del governo sul fronte dei test d'ingresso di medicina

«Bisogna rivedere questi numeri e permettere ai giovani di scommettere di più sulla voglia di fare il percorso universitario di medicina». Sono le parole della ministra dell’Università e della ricerca Maria Cristina Messa, in riferimento al tetto di ingresso per la facoltà di Medicina. È intervenuta oggi in occasione dei 798 anni dalla nascita dell’Università Federico II di Napoli e ha ricordato quanto già raggiunto in merito al test d’ingresso. Dal 2023, infatti, non ci sarà più lo storico test d’ingresso per accedere alla facoltà di medicina, ma ci sarà un corso che può iniziare anche dalla quarta superiore e gli aspiranti dottori potranno tentare la prova fino a quattro volte e accedere così in graduatoria con il loro risultato migliore. «In tre-quattro test mostra un punteggio che ti fa capire se vuoi fare il medico o se non è il tuo mestiere», ha detto la ministra nel suo intervento.

«Per l’Università ora il Governo pensa a un raddoppio del turn over, stimolando il reclutamento di qualità in cui il merito deve essere ridiscusso su politiche meritocratiche, su questo faremo degli incentivi», ha spiegato Messa. Poi ha elogiato i miglioramenti raggiunti dall’università Federico II, che è tornata su nella classifica degli atenei italiani, sottolineando che è merito anche dovuto ai percorsi di qualità che l’istituto sta offrendo e delle modalità di recluta. «Il sistema necessita che il reclutamento sia trasparente dando possibilità a tutti. Invece c’è una certa sfiducia generale sul reclutamento dovuta in parte a malcomportamenti, ma in gran parte anche al non aver avuto possibilità di ampio ricambio, arrivando solo al 20 per cento di turn over. Questo ha portato delle difficoltà delle scelte negli atenei», ha concluso la ministra.

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