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Vicenza, secondo il report dei medici Vasiljevic era «recuperato». Il centro riabilitativo: «Con noi un percorso positivo»

10 Giugno 2022 - 15:30 Redazione
«Era in astinenza dall' alcol da più di un anno. Noi certifichiamo solo la frequenza al corso e ci atteniamo al protocollo europeo» ha spiegato il presidente di Ares Brian Vanzo

Nel ripercorrere la vicenda processuale di Zlatan Vasiljevic, la Procura di Vicenza ha ricordato che nei confronti del 42enne era stata emessa «una prognosi favorevole circa la futura astensione dalla commissione di altri reati». L’uomo lo scorso 8 giugno ha sparato all’ex moglie Lidia Miljkovic e alla nuova compagna Gabriela Serrano. Dopo aver compiuto il doppio femminicidio si è tolto la vita. Il Procuratore Capo di Vicenza Lino Giorgio Bruno ricorda la decisione emessa dalla Corte d’Appello di Venezia nella sentenza di secondo grado per maltrattamenti e lesioni aggravate: la sospensione della pena era arrivata sulla base della relazione del Servizio dipendenze dell’Ulss 8 di Vicenza fatta al termine di un periodo di trattamento terapeutico e rieducativo di Vasiljevic presso l’associazione “Ares” tra il 2019 e il 2020.

A chiedere chiarezza poche ore fa è stata la ministra della Giustizia Marta Cartabia. Secondo quanto riferito da fonti di via Arenula, l’indicazione data agli ispettori è stata quella di avviare approfondimenti. Il primo passo una volta aperto il fascicolo sarà chiedere anche una relazione ai vertici degli uffici giudiziari. I problemi con la giustizia del 42enne erano cominciati nel 2011 quando l’allora moglie Lidia Miljkovic denunciò per la prima volta minacce, percosse e umiliazioni da parte del marito. Nel primo procedimento penale l’uomo venne condannato in primo grado a 1 anno e 6 mesi, con un immediato divieto di avvicinamento. Dopo il ricorso dell’avvocato difensore Alessandra Neri, la Corte d’Appello di Venezia sancì la sospensione condizionale della pena con la cessazione del divieto di avvicinamento.  

I rapporti positivi dei medici

Il 26 novembre 2020 la psicoterapeuta Fanny Galletti e l’assistente sociale Genny Dal Lago inviarono al tribunale una relazione che traccia la personalità dei due coniugi. «Con Lidija non è stato semplice entrare in un rapporto autentico, mentre Zlatan durante i colloqui manifesta ancora una grande rabbia nei confronti dell’ex moglie». E ancora: «Vasiljevic appare autenticamente sofferente per la lontananza dai figli e si dichiara profondamente desideroso di rivederli». Un documento che condizionò il corso della causa civile con la decisione di affidamento congiunto dei figli da parte dei giudici. La ragione principale per cui Lidja è stata obbligata fino al momento della suo assassinio a mantenere i contatti con l’uomo che per anni l’aveva maltrattata.

Nel luglio del 2020 un’altra relazione firmata dal dottor Mario Moretto e dal direttore del Serd, Vincenzo Balestra, parla così dei controlli svolti dal 17 maggio 2019 al 26 giugno 2020: «Attivo e collaborante si è sempre presentato puntuale ai controlli. Si precisa altresì che rimanere astinenti per più di un anno per una persona con un disturbo di alcol di grado medio e senza l’ausilio di alcuna terapia farmacologica di supporto è fatto raro. L’esito del percorso è da considerarsi a tutti gli effetti positivo».

Per sette mesi nello stesso anno Vasiljevic frequentò il “programma psicologico e rieducativo per autori di violenza”: 20 colloqui della durata di 50 minuti l’uno con uno psicologo dell’associazione Ares di Bassano. Anche in questo caso la relazione del dottore responsabile Giulio Gasparini fu positiva parlando di «puntualità e sincero coinvolgimento» da parte del 42enne.

«Noi ci atteniamo a quanto prevede la normativa sul codice rosso», spiega il professor Brian Vanzo, presidente di Ares. «Certifichiamo la partecipazione al programma rieducativo. Usiamo protocolli europei e abbiamo un follow up positivo dell’82%». Nonostante le relazioni positive dei periti il gip di Vicenza Roberto Venditti ha continuato però a ritenere Vasiljevic pericoloso negandogli la sospensione della pena. Cosa che, invece, gli riconoscerà la Corte d’Appello di Venezia pochi mesi dopo.

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